RELAZIONE AL 21° CONGRESSO ORDINARIO DELL’ASSOCIAZIONE RADICALE ADELAIDE AGLIETTA
di Igor Boni
Per cominciare voglio darvi il benvenuto nella nuova sede dell’Associazione radicale Adelaide Aglietta. È stata un’operazione difficile, più difficile del previsto, trovare un nuovo luogo che fosse centrale e non troppo costoso come la vecchia sede di via Botero, anche se ci sono ancora parecchie cose da sistemare. Ma ci tornerò tra breve.
Questa relazione, purtroppo, non può cominciare prima di avere ricordato quattro amici, quattro compagni, quattro iscritti che non ci sono più. Li abbiamo persi in pochi mesi nel 2015 e pare inverosimile anche se dobbiamo farcene una ragione. Si tratta di Paolo Casiraghi (liberale storico e anticlericale incallito), di Antonello Polito (il nostro avvocato che ha contribuito non poco ad imporre legalità e trasparenza in Piemonte), di Nicola Vono (militante dei diritti, che è stato tesoriere della nostra associazione e più volte nel comitato nazionale di Radicali italiani) e di Franco Miroglio (con le sue continue sollecitazioni contro uno Stato che invade la vita degli imprenditori con un mare di tasse). Erano tutti troppo giovani, Antonello e Nicola incredibilmente troppo giovani per morire.
Dopo questo inizio che nessuno di noi avrebbe mai immaginato di dover fare o sentire, voglio entrare nel vivo di quello che mi preme dire, partendo dal compito che lo scorso congresso straordinario ha consegnato nelle mani di tre coordinatori/commissari: Silvja Manzi, Marco del Ciello e il sottoscritto.
La mozione, nel suo dispositivo finale, indicava come prioritari tre punti: l’individuazione di una proposta di rilancio che sapesse guardare fuori dai soliti schemi, aprendo le porte a nuove energie; il lancio di una campagna straordinaria di autofinanziamento e di iscrizioni e l’individuazione di una nuova sede, da condividere se possibile con altre realtà associative, che avesse costi sostenibili.
Da troppo tempo, molto spesso, le mozioni radicali a vari livelli, dopo che hanno scaldato gli animi degli iscritti nel momento del voto o nelle fasi di preparazione del testo, restano poi lettera morta. Noi abbiamo voluto invece partire proprio da qui, tentando di dare corpo a quel dispositivo dal quale doveva passare la possibilità di rilancio dell’Associazione o, viceversa, la constatazione che il malato non aveva più possibilità di riprendersi. E, come si sa, noi non siamo certo tra coloro che sono favorevoli all’accanimento terapeutico.
Rispetto alla proposta di rilancio e all’aprire le porte a nuove energie abbiamo immaginato una nuova struttura dell’Associazione che è descritta nel nuovo Statuto, che abbiamo presentato e che vi sottoponiamo. Un documento che vuole mantenere le radici radicali ma che prova a uscire da schemi che sono logori. La conferma delle figure dei coordinatori è il tentativo di responsabilizzare allo stesso livello, pur dividendosi i compiti, più persone che devono tuttavia vedere il supporto di altri che possano operare al fianco dei tre. Un documento che vuole essere la base per un’associazione che sappia parlare fuori dalla stretta cerchia con cui è venuta in contatto in questi anni, rompendo argini, scavalcando muri e superando confini.
Grazie soprattutto a Marco del Ciello – ma non solo – ci abbiamo provato in questi mesi. E almeno in parte ci siamo riusciti dato che su numerose iniziative, che brevemente vi illustrerò, abbiamo avuto la forza di coinvolgere e farci coinvolgere, di collaborare e interagire con la variegata galassia dei Liberali, con l’ALDE, il PFE e i Federalisti Europei, con il PD, il PSI e la FGS, con SEL, i Verdi, il Movimento 5 stelle, LibertàEguale e Idee per Torino, con l’UAAR (con i quali c’è ormai una specie di simbiosi), gli esponenti della chiesa Pastafariana, con esponenti di Alternativa Libera e di Possibile.
Credo innovativo, inoltre, il metodo di presentare i documenti prima dell’inizio del congresso (il nuovo Statuto e la proposta di mozione generale) mettendoli a disposizione di tutti ovunque, sulla mailing list e sui social network, eliminando la finzione di una presentazione in corso d’opera, come se il testo venisse fuori nell’ambito del pomeriggio di congresso. Un modo per ampliare la possibilità di dibattito e partecipazione.
Sulle iscrizioni siamo riusciti a conquistare un’inversione di tendenza che non era affatto scontata. Chiudiamo il 2015 con 140 iscritti, oltre il 15% in più rispetto al 2014 quando ci fermammo a 121. Anche se ci piace dire che siamo l’associazione radicale con il maggior numero di iscritti in Italia (che denota la debolezza dei Radicali più che la nostra forza) siamo consapevoli che si tratta di numeri non certo elevati ma comunque significativi in un tempo della politica nel quale tutti i partiti perdono iscritti e militanti e dove, a Torino, formazioni importanti come Forza Italia e SEL nel 2014 e nel 2015 chiudono l’anno con numeri analoghi ai nostri se non inferiori.
E vengo all’ultimo punto del dispositivo della scorsa mozione: la nuova sede, che voglio collegare alla campagna straordinaria di autofinanziamento. Non rubo il mestiere a Marco che ci illustrerà dopo i conti ma dico che per riuscire a rendere sostenibile questo nuovo inizio occorre che molti diano un contributo straordinario. A regime spenderemo sostanzialmente la metà di prima (da circa 700 euro mensili a 350) ma i lavori che abbiamo fatto e che in parte dobbiamo pagare ci impongono un investimento iniziale con denaro che attualmente assolutamente non abbiamo.
Chiudo questa prima parte con i numeri dell’associazione. Ho già detto dei 140 iscritti. A questi voglio aggiungere che il nostro indirizzario è composto da 601 soggetti, che abbiamo la nostra mailing-list radicali-piemonte alla quale sono iscritti in 156 (dato in netta diminuzione dato che erano 227 al 1 luglio 2015). La nostra pagina facebook è seguita da 2377 persone (erano 2.341 al 1 luglio 2015), il gruppo facebook dell’associazione ha 511 membri che erano 440 al 1 luglio 2015. Su twitter abbiamo 704 follower (erano 625 al 1 luglio). Sul nostro canale youtube abbiamo invece solo 25 iscritti; credo sia questo un dato sul quale lavorare in futuro visto che alcuni dei pochi video inseriti hanno molte visualizzazioni. Sul nostro sito (certamente da innovare) è proseguito l’aggiornamento con i comunicati stampa (che in automatico vanno sul sito di Radicali Italiani); sono stati una settantina in questi sei mesi di lavoro.
Sulla comunicazione con i nuovi strumenti (che proprio nuovi non sono più) il lavoro fatto da Silvja Manzi è stato encomiabile e ci ha fatti crescere numericamente, grazie a continui aggiornamenti che ci hanno messo in contatto con molti altri e che, in molte occasioni pubbliche, ci ha consentito di riempire o quasi le sale.
Nonostante tutto questo siamo convinti che avere una sede, un luogo fisico dove incontrarsi e dialogare sia necessario, ancora meglio se riusciremo a condividerlo con altri, costringendoci vicendevolmente al confronto e alla sintesi.
Passo ora ad una carrellata, che credo doverosa dato l’impegno profuso innanzitutto dai tre coordinatori, sulle iniziative realizzate. alcuni di voi, ne sono certo, non sono riusciti a seguire tutto ciò che è stato fatto.
Sui Diritti Civili
• l’Aglietta ha marciato ai Pride LGBT di Torino e Barcellona (con il nostro faro catalano impersonificato da Nathalie Pisano) per dire “L’Amore non è gay o etero: è Amore!”; al Torino Mad Pride 2015 per richiamare l’attenzione della società sulle malattie mentali e le difficoltà a esse connesse e alla Trans Freedom March, giornata di ricordo delle vittime dell’odio e del pregiudizio anti-transgender.
• Abbiamo animato e sollecitato la costituzione del “Coordinamento Laico” insieme a molte altre associazioni torinesi con l’obiettivo di monitorare Regione e Comune affinché la laicità non venga messa in disparte e per promuovere nuovi diritti. Silvja potrebbe raccontarvi le difficoltà e l’impegno, suo e dell’UAAR, per riuscire a provare a raggiungere l’obiettivo.
• In un fine settimana di mobilitazione straordinaria, con Possibile, Associazione Luca Coscioni e UAAR abbiamo raccolto quasi 500 firme a sostegno della discussione della legge di iniziativa popolare per legalizzazione dell’Eutanasia nell’ambito della campagna #IoStoConMax a sostegno del coraggio e della lotta nonviolenta di Max Fanelli (ricordo le 60.000 firme raccolte in tutta Italia di cui circa 6.000 raccolte a Torino).
• Con cocciutaggine stiamo chiedendo al Consiglio regionale del Piemonte di approvare una legge che regolamenti la possibilità di consegnare alla propria ASL di competenza il Testamento Biologico sulla falsa riga di quanto realizzato in Friuli Venezia-Giulia.
• Siamo stati gli unici, sempre con gli amici dell’UAAR e dei socialisti, ad accogliere il Papa a Torino per denunciare gli oltre 6 miliardi di euro che l’Italia consegna nelle casse del Vaticano ogni anno.
• Insieme agli amici Pastafariani abbiamo organizzato un dibattito sulla legalizzazione della Cannabis per dare voce e forza a una battaglia radicale che portiamo avanti da oltre 40 anni.
• Con Giulio Manfredi, dopo il successo dell’approvazione della legge Grimaldi sulla cannabis terapeutica (che più correttamente dovrebbe essere chiamata Grimaldi-Radicali) abbiamo proseguito le iniziative per arrivare finalmente alla concreta realizzazione anche in Piemonte della coltivazione.
• È di pochi giorni fa la bella e partecipata iniziativa sotto la Prefettura per denunciare l’inquisizione vaticana nella vicenda dei giornalisti italiani Emiliano Fittipaldi, autore del libro «Avarizia», e di Gianluigi Nuzzi, autore del libro «Via crucis».
E poi sui Diritti Umani
• abbiamo partecipato con Silvja e Vanida Thepsouvan alla Marcia di Parigi dei popoli oppressi per chiedere libertà e democrazia per il Tibet, il Vietnam, il Laos, la Cina; a EXPO2015 a Milano, di fronte al padiglione del Laos, abbiamo esposto il cartello “Where is Sombath?” per rilanciare la campagna su Sombath Somphone, rapito dalla Polizia del regime e scomparso nel nulla.
• Con Silvio Viale in Consiglio comunale e con noi a fare da cassa di risonanza all’esterno siamo riusciti a far scoppiare il caso Arabia Saudita, costringendo il Salone Internazionale del Libro a rinunciare all’invito come Ospite d’Onore a un Paese che è campione di repressione e di annientamento dei diritti. Abbiamo partecipato alla mobilitazione internazionale a sostegno di Ali Al-Nimr – #FreeNimr. Questo, a mio modo di vedere è stato uno dei principale dei successi di questi mesi;
• nella splendida tradizione nonviolenta radicale abbiamo lanciato e realizzato uno sciopero della fame per denunciare le malefatte del regime di Putin in Ucraina e per chiedere la liberazione di Nadiya Savchenko – #FreeSavchenko.
• Abbiamo partecipato con Marco del Ciello al presidio milanese organizzato dalla Associazione AnnaViva e dalla comunità ucraina, in occasione della visita di Putin a EXPO2015.
• Come altre volte, dall’inizio della drammatica vicenda dei due fucilieri di Marina, abbiamo tentato di dare forza alle denunce contro una gestione fuori da ogni diritto internazionale del “Caso Marò” da parte della magistratura indiana.
• La presenza di Silvja nel Comitato diritti umani della Regione, pur nell’inerzia tipica di questi organismi, ha garantito una spinta e una capacità di proposte che ha prodotto risultati concreti.
E ancora sul Carcere e sulla Giustizia giusta
• Durante l’estate abbiamo visitato gran parte delle strutture di reclusione piemontesi, evidenziando luci e ombre. In particolare siamo riusciti a far scoppiare la questione Ferrante Aporti, denunciando una carenza di personale senza precedenti e costringendo il viceministro della Giustizia, Enrico Costa, a venire a Torino presso la struttura. Ad oggi sappiamo che finalmente dopo anni è stato nominato il capo degli agenti ma la carenza di personale perdura o addirittura peggiora.
• Con la lungimiranza dei visionari e con la forza della ragionevolezza (e soprattutto con l’impegno di Marco) abbiamo presentato a Torino il libro «Abolire il carcere» con due degli autori: Luigi Manconi e Stefano Anastasia.
• Dopo 27 anni di attesa, di richieste e di lotte, abbiamo ottenuto l’intitolazione di Galleria Enzo Tortora, proprio nel centro di Torino. Un riconoscimento meritato a una persona, a una battaglia, a chi continua a chiedere una Giustizia Giusta.
Con un po’ di megalomania ma credo anche con lungimiranza abbiamo riproposto, quasi da soli, gli Stati Uniti d’Europa come antidoto alla deriva violenta, identitaria, nazionalista e fondamentalista.
• Dopo gli attentati di Parigi siamo stati tra i pochi a invocare gli Stati Uniti d’Europa come unica risposta politica alla paura, come iniziativa da perseguire prioritariamente da tutti, a partire dal nostro Governo.
• Durante l’estate e l’autunno, a Torino e Vercelli, abbiamo dato corpo e firme alla campagna Common Borders dei Federalisti europei per chiedere frontiere comuni europee e una politica comune sull’immigrazione.
• Siamo stati a manifestare in Val Sesia, sotto i cartelli vergognosi del Sindaco di Borgosesia (VC) Buonanno che, mentre migliaia di disperati morivano – e muoiono – sulle coste europee, invocavano “Clandestini? no, grazie!”. Abbiamo partecipato alla marcia delle donne e degli uomini scalzi in solidarietà ai migranti.
E infine sulla Riforma delle Istituzioni
• In splendida solitudine, se si esclude l’UNCEM e singoli esponenti del PD, abbiamo richiesto (nel senso che abbiamo chiesto di nuovo) al Consiglio regionale di esaminare la nostra proposta di legge elettorale uninominale e maggioritaria, eliminando preferenze e listino.
• con gli amici di Liberal Camp e di Libertà Eguale abbiamo organizzato un incontro confronto con il viceministro dell’Economia Enrico Morando e l’assessore alle Attività Produttive del Piemonte Giuseppina De Santis per parlare di legge di stabilità, di innovazione e delle difficoltà di bilancio delle Regioni.
• Con il Comitato Partecipazione attiva abbiamo presentato la proposta di modifica dello Statuto della Città di Torino per introdurre i referendum propositivi; un ulteriore passo per favorire il coinvolgimento della cittadinanza nelle decisioni sulla città.
• Abbiamo iniziato a raccogliere firme sulla proposta di legge di iniziativa popolare per l’elezione diretta del Sindaco metropolitano.
• Sulla trasparenza, grazie all’impegno testardo di Giulio Manfredi, abbiamo continuato a essere un pungolo con proposte e monitoraggi continui dei documenti, sul “Caso grattacielo”, sul “Caso Salone del Libro” e sugli altri obblighi della Pubblica Amministrazione e delle Società Partecipate. Consentitemi di dire che il fatto che oggi l’IPLA, società della quale sono Amministratore Unico da poco più di un anno, sia riconosciuto come l’esempio da seguire per gli altri sulla trasparenza non è un caso.
Non ho timore a dire che questi mesi, pur nelle difficoltà, sono stati tra i più prolifici in termini di iniziative e di risultati. Meno in termini di partecipazione e coinvolgimento, anche se nuove energie giovani si sono aggiunte e questo è stato un elemento essenziale per riuscire a realizzare il tanto che è stato fatto.
E vengo alla parte conclusiva della relazione. Più guardo alla necessità delle idee e dei metodi dei Radicali più è evidente, guardando ciò che siamo diventati, il divario tra ciò che siamo e ciò che sarebbe necessario essere, tra ciò che accade e ciò che dovremmo riuscire a far accadere. In questo mi piace ripetere una frase di Alex Langer, che ho letto da poco nel bel libro di Marco Boato recentemente pubblicato dalla casa editrice La Scuola intitolato “Alexander Langer – costruttore di ponti”. Langer scriveva: “Forse è troppo arduo essere individualmente portatori di speranze: troppe le attese che ci si sente addosso, troppe le inadempienze e le delusioni che inevitabilmente si accumulano”. E ancora scriveva: “Troppa la distanza tra ciò che si proclama e ciò che si riesce a compiere”. Noi siamo questo e saremo perduti e sconfitti, come si è sentito perduto e sconfitto Langer, se lotteremo individualmente senza esser capaci di farci forza a vicenda.
La politica europea, italiana, piemontese e torinese ha bisogno di noi. Se guardiamo ad un PD sui territori che non è cambiato affatto e continua a utilizzare logiche deleterie di correnti e fazioni, chiuso in se stesso e arroccato nel proprio fortino in attesa di essere abbattuto. Un PD che non comprende che non si tratta di rottamare persone ma innanzitutto di rottamare metodi. Se guardiamo ad un centro destra attaccato ancora alle spoglie di un Berlusconi che non potrà mai tornare quello di prima e che più allunga la sua agonia politica più non consente ad altro di nascere e crescere. E se guardiamo al Movimento 5 stelle pieno di contraddizioni, buona volontà e opportunismi e con un leader che, non dobbiamo dimenticarlo – lo ricordava bene Roberto Cicciomessere qualche giorno fa – chiede l’uscita dall’Europa, l’uscita dall’Euro, l’uscita dalla Nato e altre amenità del genere.
Se guardiamo a tutto questo ci rendiamo conto che c’è bisogno di altro, c’è bisogno di laicità e di politiche liberali, c’è bisogno di pragmatismo e idee contro ideologie e rendite di posizione, c’è bisogno di nonviolenza e passione politica contro i politicanti di ogni colore, c’è bisogno di un’alternativa a questa partitocrazia senza partiti. Eppure siamo terribilmente inadeguati anche se, credo, abbiamo il dovere di provare ad incidere nei modi che troveremo. Senza escludere –come troppo spesso i radicali hanno fatto – la possibilità di utilizzare le elezioni come megafono delle nostre idee e strumento per entrare nelle istituzioni. L’attività di Silvio Viale in consiglio comunale è lì a dimostrare quanto si può fare e quanto non sarebbe stato fatto se non ci fossimo stati.
In conclusione non voglio certo eludere la novità che è scaturita dall’ultimo congresso di Radicali Italiani. In questa relazione ho avuto la tentazione un po’ egocentrica di andare a ripescare quanto scrissi nel lontano 2005 sui radicali in un estremo tentativo di dialogo e proposta che ovviamente non fu preso in considerazione, se non per attacchi strumentali. Alla fine non l’ho fatto – anche perché diventerebbe la mia relazione e non quella dei tre coordinatori che legittimamente hanno ciascuno una propria visione e proprie idee in merito – ma certamente io personalmente dico che molto di quella analisi, che non era solo mia ma di una parte importante dei radicali torinesi e italiani, è venuta a galla, anche se troppo tardivamente. La mia ambizione non è uccidere il padre, nel senso di Pannella, ci mancherebbe. Voglio da tempo contribuire a trovare il modo di andare avanti, di fare politica radicale e di essere radicale per altri venti o trent’anni. Non so se Riccardo Magi, Valerio Federico e Marco Cappato si rendano conto appieno della responsabilità che si sono presi ma per quanto mi riguarda credo – come ho detto al congresso di Chianciano – che occorre dare loro fiducia per provare insieme a costruire, smettendo di distruggere quel poco che c’è ancora, se c’è ancora qualcosa.
In tutto questo credo sia da cogliere in pieno la scommessa di rilanciare l’Associazione per provare ad incidere, cambiando noi stessi per cambiare anche gli altri; essendo consapevoli che cambiare può significare crescere. Ma come sempre la scommessa è possibile coglierla a condizione di reperire le risorse economiche e umane necessarie.
Se tanti di voi e altri che non ci sono qui coglieranno questa occasione di cambiamento avremo una flebile speranza di conquistare il testamento biologico in regione e l’eutanasia in Italia, nuove libertà sulla RU 486, il rispetto dei diritti delle persone disabili, il matrimonio egualitario per le coppie omosessuali, una legge elettorale maggioritaria e uninominale, l’elezione diretta del sindaco metropolitano, proposte di innovazione sulle città metropolitane, nuove iniziative sulla giustizia giusta, una legge e nuove consapevolezze sul valore e l’importanza della protezione del suolo, passi avanti significativi sulla trasparenza e il rispetto delle leggi. L’elenco potrebbe continuare con la necessità di un baluardo laico che sia argine ai tanti clericalismi che ci sono e ci saranno ma mi fermo qui ponendovi questa semplice domanda.
Accettate questa scommessa o no?