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Dossier radicale sul “Caso Giovine”

In questo documento proponiamo la sintesi di quanto i Radicali (purtroppo da soli) hanno tentato di fare per portare all’attenzione della politica e dell’informazione il “Caso Giovine”, un esempio illuminante dell’illegalità italiana, oggi divenuto il capro espiatorio contro cui tutti si scagliano.

Con queste pagine vogliamo rivendicare le nostre lotte e ricordare che, presto o tardi, i nodi vengono al pettine.

Questa storia rappresenta un tassello della Peste Italiana che ha contaminato la nostra regione e contro la quale occorre una presa di coscienza da parte di ogni singolo esponente politico, di ogni singolo partito e del sistema politico nel suo complesso.

I fatti, le date e i personaggi

  • Nell’aprile del 2005 Michele Giovine con la Lista “Consumatori per Ghigo” ottiene l’1,1% ed è eletto in Consiglio regionale.
  • * Ancor prima del voto la magistratura apre un fascicolo a suo carico e a carico degli autenticatori utilizzati durante la raccolta delle firme con l’accusa di aver raccolto firme false. La sua elezione in Consiglio regionale può essere messa in discussione solo da un ricorso al TAR, che può essere posto in essere solo degli “aventi interesse”, cioè da chi, candidato alle elezioni regionali, potrebbe subentrare a Giovine una volta accertata l’irregolarità della sua elezione. I radicali sono fuori gioco non essendosi presentati alle elezioni regionali del 2005.
  • * A luglio 2005 i Radicali, apprese le notizie sull’inchiesta della magistratura, chiedono pubblicamente, con comunicati e conferenze stampa, a tutte le forze politiche di aprire un procedimento contro Michele Giovine al TAR.
  • In quei mesi escono notizie di stampa – copia delle quali è stata archiviata dai radicali –secondo le quali la Procura di Torino ha accertato che l’86% delle firme raccolte da Giovine sono false. I Radicali manifestano di fronte al Consiglio regionale per chiedere legalità e per sollecitare il ricorso al TAR.
  • Nell’autunno del 2005 inizia in Consiglio un’azione di ostruzionismo complessivo attuata da Michiele Giovine e Maurizio Lupi per chiedere la possibilità di fare un Gruppo consiliare anche con un solo eletto. A dicembre i Radicali denunciano nuovamente lo stallo rispetto alle inchieste della magistratura: la politica piemontese pare soccombere al ricatto, senza fare ricorso al TAR per l’irregolarità dell’elezione.
  • A dicembre 2006 giunge finalmente il rinvio a giudizio per le firme false (20 mesi dopo le elezioni!). I Radicali denunciano il ritardo ma chiedono ai magistrati di chiudere presto la pratica. Intanto la Corte Costituzionale dichiara illegittima parte della legge n.61/2004 (Governo Berlusconi) che depenalizzava il reato di falsificazione delle firme (e che Giovine ben conosceva!).
  • Nel marzo 2007 accade una delle cose più paradossali della scorsa legislatura. A rappresentare in Calabria il Consiglio regionale del Piemonte alla “Festa della legalità” dell’Associazione “Libera” di Don Ciotti c’è Michele Giovine. I Radicali denunciano inutilmente l’accaduto. Intanto, in seguito al continuo ostruzionismo, Giovine ha ottenuto la possibilità di fare gruppo a sé.
  • Nel dicembre 2007 si apprende che il processo a Michele Giovine per le firme false è fissato per il maggio del 2008 (oltre 3 anni dopo l’elezione in Consiglio!). “Giustizia ritardata è giustizia negata” denunciano i Radicali.
  • Nel maggio del 2008 il processo dichiara Giovine colpevole ma, per la depenalizzazione del reato, viene solo condannato ad una multa che non pagherà mai. I Radicali denunciano nuovamente un sistema politico complice dell’illegalità.
  • Nel luglio del 2009, dopo mesi di ulteriore ostruzionismo, Giovine, Lupi, Scanderebech ottengono il voto favorevole sulla nuova legge elettorale del Piemonte. Solo i Radicali denunciano nuovamente una Consiglio regionale genuflesso nei confronti di chi ha evidentemente violato la legge.
  • Alle elezioni regionali del Piemonte del 28 e 29 marzo 2010, la coalizione di centro-destra accoglie nuovamente nelle sue fila Michele Giovine, che si era proposta anche, inutilmente, al centro-sinistra; la Lista “Pensionati per Cota” (perché nel frattempo Giovine, che ha 37 anni, si è trasformato da leader dei Consumatori a leader dei Pensionati!), ottiene l’1,46% de voti e Giovine è rieletto.
  • Nelle settimane successive alle elezioni, la Lista Pensionati e Invalidi, con il sostegno di Mercedes Bresso, presenta un esposto penale e un ricorso al TAR contro la Lista di Michele Giovine. Le indagini della magistratura individuano che 18 delle 19 firme di accettazione delle candidature sono false (compresa quella di Michele Giovine). Si apre nuovamente un procedimento penale in contemporanea a quello amministrativo.
  • Nel maggio del 2010 il Partito Democratico prende le distanze dal ricorso. I Radicali invece, oltre a sostenerlo, sottolineano l’indifferenza anche del centro-sinistra alle patenti violazioni della legge nella legislatura precedente.
  • A luglio 2010 il TAR rinvia la decisione sulla Lista di Michele Giovine ad ottobre. Il centro-sinistra nel suo complesso prende coscienza della situazione e denuncia apertamente le violazioni; anche parte del Centro-destra mostra dubbi sulla legittimità delle liste.

Oggi, dopo 5 anni di lotte, denunce e richieste di intervento, i Radicali hanno l’amara e magra consolazione di poter dire che da soli avevano denunciato con puntualità violazioni della legge e omissioni della politica.

Se, come pare accertato, le violazioni attuali dovessero essere dimostrate, l’unica via percorribile e dignitosa è ripetere le elezioni, come accaduto già nel precedente del Molise a parti invertite. La legalità ed il rispetto delle regole (a partire da quelle elettorali) sono la base di un confronto democratico che nelle scorse elezioni regionali non è stato possibile in Piemonte e in Italia, come Emma Bonino ha puntualmente denunciato con uno sciopero della sete, protratto per 5 giorni, attuato prima della presentazione delle liste dei tribunali, cioè prima dell’emergere del “caso Roma”, del “caso Milano”, del “caso Giovine”, del “caso Piemonte”.

Cronologia di una battaglia

(comunicati, conferenze stampa, manifestazioni dei Radicali in Piemonte)

3-4 aprile 2005

Alle elezioni regionali del Piemonte viene eletto in Consiglio regionale Michele Giovine con la Lista “Consumatori per Ghigo”. La magistratura, prima ancora del voto, apre un procedimento che dimostrerà come tra l’80% e il 90% delle firme raccolte per la presentazione della Lista sono false.

28 luglio 2005

Giulio Manfredi e Silvio Viale:

La situazione è paradossale: c’è la quasi certezza dell’apertura di un procedimento penale nei confronti degli esponenti della “Lista Consumatori con Ghigo” e degli autenticatori da essi utilizzati nella raccolta firme; ma la permanenza o meno di Giovine in Consiglio Regionale è legata alla presentazione o meno di ricorsi al TAR da parte degli “aventi interesse”, cioè di chi, candidato alle elezioni regionali, potrebbe subentrare a Giovine una volta accertata l’irregolarità della sua elezione. I radicali sono fuori gioco non essendosi presentati alle elezioni regionali.

Rispetto al caso Giovine, è vergognoso che nessun candidato, nessuna forza politica che ha partecipato alle elezioni regionali abbia fatto ricorso al TAR per ristabilire la legalità del voto; e la cosiddetta società civile, che fa le pulci alle elezioni in Iraq o in Ucraina, dov’è, non dice nulla?

Gli accordi sottobanco hanno ancora una volta prevalso sulla legalità e sul diritto?

29 luglio 2005

conferenza stampa radicale sul legalità e “Caso Giovine”

Giulio Manfredi e Silvio Viale:

Per noi la questione centrale e rilevante è quella del rispetto della legalità … Il problema vero è che il nostro interlocutore non era Giovine ma quanti (sicuramente le liste e i candidati concorrenti alle scorse elezioni regionali) avrebbero l’interesse e giuridicamente la legittimazione a promuovere un ricorso davanti al giudice amministrativo per verificare le irregolarità e per conseguire la decadenza di Giovine dalla carica di consigliere; da costoro non arrivano né ricorsi, né querele né autogol ma solo un triste e complice silenzio.

12 settembre 2005

Giulio Manfredi e Silvio Viale:

Rispetto alla posizione del consigliere regionale Michele Giovine (Consumatori), chiediamo semplicemente che l’istruttoria dell’inchiesta sulle firme false che, secondo la Procura di Torino, sarebbero state raccolte a sostegno della Lista dei Consumatori (secondo notizie di stampa, l’86% del totale delle firme raccolte) sia chiusa e vi sia il rinvio a giudizio; sono passati sei mesi dai fatti contestati. Nel frattempo, è quantomai strano che gli aventi interesse a sostituire Giovine in Consiglio regionale non abbiamo presentato apposito ricorso; i radicali non possono presentarlo non avendo partecipato alle elezioni regionali.

13 settembre 2005 – manifestazione di fronte al Consiglio regionale del Piemonte dei Radicali

Questa mattina abbiamo manifestato davanti al Consiglio Regionale del Piemonte anche per chiedere che la Procura di Torino termini l’istruttoria dell’inchiesta aperta sei mesi fa rispetto alla raccolta di firme false da parte della Lista Consumatori, che ha eletto consigliere regionale il sig. Michele Giovine. Chi ha interesse legittimo a far decadere Giovine può e deve presentare ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale; come mai nessuno si è mosso? Ci si appassiona della legalità delle elezioni in Iraq, Cecenia, Ucraina ma non di quelle sotto casa?

21 dicembre 2005

Igor Boni e Giulio Manfredi:

L’ostruzionismo attuato in Consiglio Regionale dai consiglieri regionali Lupi e Giovine al solo fine di ottenere un gruppo consiliare a testa è vergognoso ma ancora più vergognoso è il silenzio che è calato sull’inchiesta sulle firme false della Lista Consumatori di Michele Giovine; a luglio i giornali avevano riportato la notizia che il procuratore aggiunto Francesco Saluzzo stava per concludere le indagini, da cui risultava che l’86% delle firme a supporto della Lista Consumatori erano false.

Con una conferenza stampa a luglio e con una manifestazione davanti al Consiglio a settembre, i radicali avevano chiesto alla Procura di accelerare i tempi per ristabilire la legalità e avevano chiesto a quegli esponenti politici (la stampa aveva parlato di Riccardo Nicotra del Nuovo PSI e di Emilio Bolla di Forza Italia) che avevano interesse a subentrare a Giovine in Consiglio Regionale di fare ricorso al TAR; i due procedimenti, penale ed amministrativo, potevano andare di pari passo.

Nulla è stato fatto ed il risultato è sotto gli occhi di chi vuol vedere e non continuare a far finta di nulla; la Presidente della Regione, il Presidente del Consiglio Regionale, l’on. Enzo Ghigo (su cui grava la responsabilità politica di aver accettato nella coalizione di centro-destra sia Giovine che Lupi) non hanno nulla da dire sulla questione delle firme false? Come mai nessuno ha fatto ricorso al TAR? E la cosiddetta società civile che si straccia le vesti per le elezioni in Iraq non intende spendere nemmeno una parola per la regolarità delle elezioni in Piemonte?

19 dicembre 2006

Bruno Mellano e Giulio Manfredi:

Pur arrivando venti mesi dopo i fatti, la richiesta di rinvio a giudizio di Giovine ha il merito di riportare alla ribalta la questione della legalità delle procedure con cui si svolse la presentazione delle liste alle passate elezioni regionali, non solo in Piemonte; legalità che è condizione indispensabile per il completo e corretto esercizio del diritto di voto, attivo e passivo, del cittadino, essenza stessa della vita democratica.

In questa materia è fresca di stampa la sentenza 394/2006 della Corte Costituzionale, che ha dichiarato l’illegittimità costituzionale di alcune parti della legge n. 61 del 2004 (Norme in materia di reati elettorali), che avevano sancito la depenalizzazione della falsificazione delle autenticazioni delle liste elettorali e di candidati.

La pronuncia della Consulta ha fatto giustizia di un’evidente disparità di trattamento esistente fra le falsificazioni suddette (soggette solamente ad ammenda) e le altre, punite come delitto e con pena detentiva dagli articoli 476 e 479 del codice penale.

Non sappiamo se la sentenza suddetta possa essere applicata alla fattispecie delle passate elezioni regionali; quello che riteniamo importante è che la magistratura faccia finalmente chiarezza sui fatti e che, nel caso sia accertata la falsificazione delle firme, il consigliere Giovine tragga le dovute conseguenze politiche, lasciando libera la carica illegittimamente ricoperta.

20 e 21 marzo 2007:

Michele Giovine in rappresentanza del Consiglio regionale del Piemonte partecipa alla” Festa della legalità” di Libera e Don Ciotti in Calabria.

5 dicembre 2007:

Giulio Manfredi:

Il processo a Giovine è previsto per il maggio del 2008, cioè oltre tre anni dopo i fatti contestati e ben oltre la metà della legislatura regionale: mai come in questo caso, giustizia ritardata è giustizia negata.

In attesa del processo, mi chiedo se sia più colpevole di omissione Michele Giovine (che non ha pagato la multa con cui avrebbe estinto il suo reato) o un Consiglio Regionale dove prima non si è trovato un solo esponente politico che abbia fatto ricorso amministrativo contro Giovine (come richiesto da noi radicali a tempo debito) e poi si è permesso a questi di fare gruppo … con se stesso (dal 1° marzo 2007), cedendo ai suoi ricatti ostruzionistici.

Il 20 e 21 marzo 2007, pochi giorni dopo la costituzione del mono-gruppo, la beffa finale: Michele Giovine andò in missione per conto del Consiglio Regionale alla festa “contro le mafie e per la legalità” dell’Associazione “Libera” di Don Ciotti”; negli stessi giorni, il Consiglio Regionale non invitò alla sua seduta straordinaria i rappresentanti piemontesi di “Libera” per il veto opposto dal consigliere Agostino Ghiglia di AN.

Complimenti, il Consiglio Regionale sa scegliere bene chi mandare a rappresentare i valori della legalità, a nome e per conto di tutti i cittadini piemontesi!

15 maggio 2008

Giulio Manfredi:

Chi l’ha detto che il delitto non paga? Le liste di Giovine contenevano, dagli accertamenti fatti dagli inquirenti e riportati sui giornali, l’80% di firme false. Nonostante questo, Giovine è consigliere regionale da tre anni, lo sarà ancora per i prossimi due; minacciando e praticando ostruzionismi, è riuscito a fare il gruppo consiliare con se stesso e, come estrema beffa, è riuscito a farsi mandare dal presidente Gariglio a rappresentare la Regione Piemonte alla “festa della legalità, contro le mafie” di Don Ciotti, il 20 e 21 marzo 2007 … naturalmente a spese dei contribuenti!

Infine, rifiutandosi di pagare i 2000 euro di oblazione e andando a processo, Giovine non ha sborsato un euro.

Non c’è che dire, il trentacinquenne Giovine, ora leader dei pensionati, è un bell’esempio per le giovani generazioni, per affrontare con maggiori speranze di riuscita le prossime elezioni provinciali e regionali.

22 luglio 2009

Igor Boni e Giulio Manfredi:

Non c’è nulla da festeggiare per lo sblocco dei lavori del Consiglio Regionale; l’ostruzionismo ricattatorio di Giovine, Scanderebech, Lupi e Nicotra ha avuto partita vinta, costringendo la presidente Bresso a scrivere sotto loro dettatura la nuova legge elettorale per le prossime regionali.

Una pagina nera per le istituzione regionali. E una pagina che si poteva in parte evitare: nel luglio 2005, i giornali avevano riportato la notizia che il procuratore aggiunto Francesco Saluzzo stava per concludere indagini da cui risultava che l’86% delle firme a supporto della Lista Consumatori di Michele Giovine (36 anni, ora divenuto leader dei Pensionati) erano false. Allora, con una conferenza stampa a luglio e con una manifestazione davanti al Consiglio a settembre, noi radicali chiedemmo a quegli esponenti politici che avevano interesse a subentrare a Giovine in Consiglio Regionale di fare ricorso al TAR (il ricorso non potevamo farlo noi, non essendoci presentati alle elezioni regionali). Tutti zitti e muti.

Così in questi anni Giovine e Lupi, sempre grazie all’ostruzionismo, hanno ottenuto di costituire un gruppo consiliare a testa (a spese dei contribuenti) ; il 20 e 21 marzo 2007, pochi giorni dopo la costituzione del mono-gruppo, Michele Giovine andò in missione per conto del Consiglio Regionale alla festa “contro le mafie e per la legalità” dell’Associazione “Libera” di Don Ciotti” (sempre a spese dei contribuenti! ); poi Giovine ha rifiutato di pagare la multa per le firme false, è andato a processo e ha ottenuto la prescrizione del reato (grazie ai tempi della giustizia italiana, eravamo arrivati al maggio 2008, tre anni dopo i fatti!); ieri, infine, ha ottenuto dalla Bresso l’impegno a fare una legge elettorale che esenti dalla raccolta firme per la presentazione delle liste i gruppi già presenti in Consiglio.

L’unica consolazione per la maggioranza di centro-sinistra è che tutti e quattro i consiglieri regionali citati sono stati eletti nelle liste del centro-destra; ma è una misera consolazione.

28-29 marzo 2010

alle elezioni regionali del Piemonte viene eletto Michele Giovine con la Lista Pensionati per Cota. Contro la sua elezione con l’accusa di aver falsificato le firme dei candidati presenta un ricorso al TAR e un esposto in Procura la Lista Pensionati e Invalidi (alleata di Mercedes Bresso).

3 maggio 2010

Dopo aver letto di riserve, obiezioni, perplessità del PD piemontese rispetto al ricorso al TAR che Mercedes Bresso e l’UDC piemontese presentarono sull’esito delle elezioni regionali e, in particolare, dopo aver letto la dichiarazione del sindaco PD di Settimo T.se, Aldo Corgiat (“Mi auguro che il partito non si metta a seguire questa strada. Non sono in discussione brogli e né li vedo possibili, se la tradizione del civile Piemonte resta sempre valida”, cronaca de “ La Stampa ”), Igor Boni e Giulio Manfredi hanno commentato:

I rilievi mossi da Mercedes Bresso nei confronti della lista “Pensionati per Cota” di Michele Giovine e dall’UDC nei confronti della lista di Scanderebech non possono essere tolti di mezzo con un’alzata di spalle. Avvalorano pienamente il ricorso al TAR e sono motivati, prima che dall’interesse di parte, dall’interesse generale dei cittadini piemontesi ad un gioco pulito e senza bari.

Aldo Corgiat, che ci parla della “tradizione del civile Piemonte”, non si è forse accorto che nel passato Consiglio Regionale vi è stato un signore, Michele Giovine, che è riuscito con grande abilità a far cadere in prescrizione il processo che lo riguardava ma che è rimasto consigliere solamente perchè nessuno degli aventi diritto ha fatto ricorso contro la sua elezione, supportata da migliaia di firme false. E l’allora presidente del Consiglio Regionale, Davide Gariglio, che oggi esprime forti riserve sul ricorso, mandò Giovine in rappresentanza della Regione Piemonte alla “Festa per la Legalità ” dell’Associazione “Libera” di Don Ciotti. Oltre il danno, pure la beffa!

Noi radicali non dimentichiamo nulla e sui nostri siti possiamo documentare tutto quello che affermiamo; sarebbe ora, finalmente, che altri recuperino informazioni preziose e si battano con noi, con Mercedes Bresso, con l’UDC piemontese per la legalità.

Anche perchè battersi per la legalità conviene: se Giovine fosse stato fermato in tempo, non sarebbe stato determinante per la vittoria del centro-destra.

5 giugno 2010

Giulio Manfredi:

Cinque anni fa Giovine era indagato dalla Procura per aver raccolto fra l’80 e il 90% di firme false per presentarsi alle elezioni regionali, allora come Lista Consumatori, sempre nello schieramento del centro-destra. Giovine aveva calcolato tutto: sapeva che, grazie a una leggina di Berlusconi del 2004, il reato di firme false era stato depenalizzato e, perciò, rischiava solo una multa che, alla fine, tirando per le lunghe il processo, non pagò neppure. Nessuno dei candidati o delle liste di allora (i radicali non si erano presentati ma denunciarono da subito il “caso Giovine”) fece ricorso al TAR contro Giovine e così questi divenne consigliere regionale e potè ricattare per cinque anni l’intero Consiglio con i suoi ostruzionismi, ottenendo in cambio di poter costituire un suo gruppo consiliare, con lauti finanziamenti annessi. Oltre il danno anche la beffa: il 20 e 21 marzo 2007, pochi giorni dopo la costituzione del suo gruppo, Michele Giovine andò in missione per conto del Consiglio Regionale alla festa “contro le mafie e per la legalità” dell’Associazione “Libera” di Don Ciotti!

Se qualcuno si fosse battuto per la legalità allora, Giovine sarebbe stato destituito, non sarebbe stato arruolato nuovamente dal centro-destra e non sarebbe stato determinante, con la sua “nuova” lista, per la vittoria di Cota; battersi per la legalità, alla resa dei conti, conviene, oltre ad essere giusto.

Intanto, la Corte Costituzionale (con sentenza n. 394 dell’8 novembre 2006) ha dichiarato illegittima la legge del 2 marzo 2004 sui reati elettorali, nella parte in cui viene depenalizzata la falsità nelle sottoscrizione di firme per le liste elettorali. E’ per questo che ora Giovine rischia il carcere. Se ha ancora un minimo di dignità, si dimetta.

14 giugno 2010

Nathalie Pisano e Igor Boni:

Roberto Cota dice che la gente non è scema e non prenderebbe bene una vittoria dei ricorsi che pendono nei suoi confronti. Su una cosa Cota ha ragione: la gente non è scema e saprà capire se qualcuno li ha presi in giro con trucchetti o liste false; stupisce il nervosismo di chi si dichiara così convinto di avere ragione.

Noi crediamo che gli elettori abbiano innanzitutto a cuore la correttezza di un processo elettorale che nel caso delle elezioni regionali è stato truffaldino su molti punti, in tutta Italia: la violazione delle leggi sulla corretta informazione e – in molti casi – la violazione delle norme che regolano la raccolta delle firme sulle liste. Non si tratta di minacciare, si tratta di lottare come i Radicali fanno da decenni per il rispetto delle leggi; innanzitutto da parte delle Istituzioni. Il ricorso è semplicemente un modo democratico previsto dall’ordinamento per verificare la correttezza del risultato elettorale.

17 luglio 2010

Silvio Viale:

  1. E’ significativo che mentre ironizzava sull’alleanza tra i Radicali di Viale e l’UDC di Vietti, Cota si alleasse con falsari e marionette della politica. La colpa dei ricorsi è tutta sua. Disposto a tutto pur di vincere, Cota è il principale responsabile delle sua alleanze e di come sono state presentate le liste. A maggior ragione per come si è impegnato contro le liste di Rabellino. Cota sapeva bene che Giovine aveva già falsificato le firme e aveva il dovere di controllare, anche se con la falsificazione dei candidati si è raggiunto il colmo. Cota sapeva bene anche chi fosse l’ondivago Scanderebech, una vera marionetta della politica, e avrebbe dovuto controllarne le credenziali. Ora, definito il primo round, in attesa del secondo round su Giovine, Cota dovrebbe assumersi le proprie responsabilità e non indurre in errore anche il presidente Berlusconi, evidentemente male informato sulle vicende piemontesi. Intanto debbo fare osservare come, in soli due mesi, con le sue continue lamentazioni, Cota abbia già stufato i piemontesi.