MANFREDI: ASPETTIAMO UNA RISPOSTA DAL PRESIDENTE CATTENEO. E SUI RICORSI ELETTORALI LA PARTITA NON E’ FINITA …
La Procura regionale della Corte dei Conti ha notificato all’Associazione Radicale Adelaide Aglietta di aver aperto un apposito fascicolo inerente l’esposto radicale, presentato il 15 ottobre scorso, sulla posizione dell’avvocato Luca Procacci, che riveste sia la funzioni di legale del presidente Roberto Cota nella vicenda dei ricorsi elettorali (e non solo), percependo per le sue prestazioni denaro pubblico tramite apposite delibere della giunta regionale – sia la funzione di componente del Comitato Regionale per le Comunicazioni del Piemonte (CO.RE.COM.), con delega alla par condicio, percependo per tale incarico un’indennità mensile cospicua. I radicali chiedono di accertare l’eventuale danno erariale.
I radicali hanno segnalato al Presidente del Consiglio Regionale, Valerio Cattaneo, la situazione di ineleggibilità e, in subordine, di incompatibilità di Procacci, ai sensi della L. R. 7 gennaio 2001, n.1, istitutiva del Corecom, chiedendogli di attivarsi per la decadenza del suddetto.
Giulio Manfredi (Comitato nazionale Radicali Italiani), che con Igor Boni ha presentato l’esposto alla Corte dei Conti, ha dichiarato:
Diamo atto alla Procura della Corte dei Conti del pronto riscontro al nostro esposto e attendiamo con fiducia l’espletamento delle conseguenti indagini. Altrettanta solerzia non dimostra il presidente del Consiglio Regionale, da cui attendiamo una risposta, nero su bianco; non ci bastano sicuramente le dichiarazioni lette sui giornali, e speriamo che la risposta sia all’altezza dei quesiti da noi posti.
Il problema è molto semplice: nell’art. 3, comma 1, della L.R. 1/2001 è scritto che i componenti del CO.RE.COM devono dare “garanzia di assoluta indipendenza … dal sistema politico istituzionale”; il decreto del Presidente del Consiglio Regionale del 26 giugno 2008, n. 128, nomina Luca Procacci componente del Corecom “in rappresentanza delle minoranze consiliari”. O vale la legge o vale il decreto; ma per la gerarchia delle fonti prevale la legge e la nomina di Procacci è illegittima.
Abbiamo qui l’ennesima, evidente, dimostrazione di come nel regime partitocratico italiano la legge scritta non ha nessun valore; vale la legge materiale che la partitocrazia crea volta per volta, caso per caso, secondo il proprio interesse del momento.
Ma la lotta per la legalità – valore che ha portato a una spaccatura nel centro-destra a livello nazionale – sembra non appassionare molti a sinistra, se anche oggi un autorevole firma de “La Repubblica” torinese dà per spacciati i ricorsi elettorali, fingendo di credere che l’ordinanza del Consiglio di Stato abbia eliminato anche il “caso Giovine”, mentre non ha nemmeno fatto fuori i casi “Scanderebech” e “Consumatori per Cota”. Il centro-destra piemontese è pervaso da lotte intestine ma riesce a fare fronte comune a difesa delle sue poltrone; il centro-sinistra, e il PD in particolare, non riesce a fare propria con convinzione una lotta per la legalità che dovrebbe essere uno dei suoi valori-cardine. Ma la partita non è finita.”.
Torino, 23 ottobre 2010