Donatella Poretti e Marco Perduca (senatori radicali/PD) hanno presentato un’interpellanza (atto n. 2-00282) al Presidente del consiglio dei Ministri su otto passaggi specifici della Relazione annuale del Governo al Parlamento sullo stato delle tossicodipendenze in Italia. In conclusione, iI parlamentari radicali chiedono “se il Governo non intenda assolvere finalmente in modo reale e non meramente burocratico i suoi doveri di informazione nei confronti del Parlamento rispetto alle politiche sulle tossicodipendenze adottate, passando dalla solita conferenza stampa trionfalistica a cui segue l’invio di copie della Relazione al Senato della Repubblica, alla disponibilità a partecipare ad un dibattito ad hoc nei due rami del Parlamento, in occasionale del ventennale dell’entrata in vigore del decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309 (Testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza)”, in cui sono confluite sia la “legge Jervolino-Vassalli” del 1990 sia la legge “Fini-Giovanardi” del 2006.
Donatella Poretti e Giulio Manfredi (Comitato nazionale Radicali Italiani) hanno dichiarato:
Anche quest’anno abbiamo onorato la presentazione, da parte del sottosegretario Giovanardi, della Relazione in Parlamento, studiando in modo approfondito il testo e individuando otto criticità. Eccone alcune: l’inadeguatezza quantitativa delle risposte ai questionari antidroga, dalla cui elaborazione Giovanardi ha desunto che vi è stato un calo addirittura di un milione di consumatori di sostanze illegali; uno scarto di ben 8.000 detenuti con problemi socio-sanitari droga correlati fra le rilevazioni del Ministero di Giustizia e del Ministero della Salute (significa ben 8.000 detenuti senza assistenza sanitaria?); la solita disparità quantitativa e qualitativa dei trattamenti metadonici somministrati fuori e dentro il carcere (ma in base alla riforma della medicina penitenziaria, ASL e Sert devono assicurar le stesse prestazioni sia ai cittadini liberi che a quelli detenuti); solo una regione su tre ha incardinato un programma regionale di riduzione del danno (nulla di sorprendente, visto che Giovanardi vuole addirittura abolire la locuzione “riduzione del danno).
Vorremmo non essere i soli a onorare i documenti del governo in materia. Vorremmo che, prima che tutto precipiti, il Parlamento trovi un giorno per discutere seriamente sui costi e sui benefici di vent’anni di legislazione proibizionista, che ha segnato le vite di milioni di cittadini italiani. Non parliamo solamente delle centinaia di migliaia di detenuti; parliamo anche dei 737.642 cittadini italiani segnalati ai Prefetti dalle forze dell’ordine. Una tale mole di lavoro è servita, se non eliminare, almeno a ridurre il consumo di stupefacenti?