Dichiarazione di Nathalie Pisano, segretaria dell’Associazione radicale Adelaide Aglietta:
A poche settimane dalla delibera della giunta della Regione Piemonte che apre le porte dei consultori pubblici ai Movimenti per la vita, giunge notizia che la direzione sanitaria dell’Ospedale Sant’Anna di Torino avrebbe stipulato ieri una convenzione con l’Associazione novarese “Difendere la vita con Maria”, la stessa che qualche anno fa salì agli onori della cronaca quando, di concerto con la Curia, si propose per effettuare il funerale e la sepoltura dei feti delle pazienti dell’Ospedale Maggiore di Novara che ne avessero fatta richiesta.
In base alla convenzione i volontari dell’Associazione potranno, muniti di tesserino, girare indisturbati per i reparti del Sant’Anna offrendo alle donne la possibilità di seppellire “con ogni conforto spirituale” i propri feti.
L’iniziativa della direzione sanitaria del Sant’Anna che esula dalla delibera sui consultori, ancora ferma in commissione, indica un incredibile zelo nell’anticipare e compiacere il nuovo corso del governatore Cota che, diventato paladino della tutela della vita ad ogni costo, si dimostra affetto dai primi sintomi del contagio clerical formigoniano proveniente dalla vicina Lombardia dove, da anni, i movimenti per la vita sono presenti all’interno dei consultori e dei reparti di ginecologia e dove la pratica della sepoltura dei feti è prevista da una legge regionale imposta alle direzioni sanitarie degli ospedali.
E’ evidente che, dopo il patto per la vita stipulato da Cota in primavera e le sue dichiarazioni sull’intenzione di lasciare marcire la Ru 486 nei magazzini della regione, l’introduzione dei movimenti per la vita nelle strutture sanitarie pubbliche appare come un regalo all’ala cattolica integralista, un evidente tentativo di sabotaggio della Legge 194 e una molestia vera e propria nei confronti della libertà di scelta delle donne.
Una situazione che noi radicali avevamo previsto sin dai tempi della campagna elettorale quando era evidente che Cota, lunga mano di Bossi, avrebbe importato anche in Piemonte il modello lombardo.
Nei prossimi giorni avvieremo, a distanza di quattro mesi dalla prima, una nuova indagine sull’utilizzo effettivo della pillola abortiva Ru 486 negli ospedali piemontesi e terremo costantemente monitorata la situazione affinchè si scongiuri il pericolo di una marcia indietro da parte delle direzioni sanitarie piemontesi che, di nuova nomina, potrebbero essere anche troppo compiacenti nei confronti del nuovo corso “Cota pro life”.
Torino, 02/12/2010