Passata la sbornia per la “storica vittoria” ci si accorgerà presto che la sentenza della Corte Europea apre nuove strade e nuove interpretazioni. Lascia il crocifisso dov’è, senza farne obbligo, ma non vieta l’affiancamento di altri simboli, anzi lo incoraggia.
Ad affermarlo è il presidente dei Radicali, Silvio Viale, che ieri era intervenuto per dichiarare come la sentenza “non fosse un segno di civiltà” e che avessero vinto solo coloro che vogliono marcare lo spazio pubblico per marcare le coscienze”.
Oggi Silvio Viale ritorna sulla sentenza sottolineando come “le osservazioni della Corte sul crocifisso valgano in positivo per tutti gli altri simboli religiosi, la cui esposizione non dovrebbe violare i diritti umani di nessuno, dando un sostanziale via libera alla richiesta di esporli accanto al pari del crocifisso:
Silvio Viale ha proseguito:
Come per il Crocifisso, anche per l’affissione in classe di altri simboli religiosi «non sussistono elementi che provino l’influenza sugli studenti» per cui non può significare affatto «una qualche forma di indottrinamento». Secondo le argomentazioni della Corte, la presenza di simboli religiosi in aula non lede nè il diritto dei genitori a educare i figli secondo le proprie convinzioni, nè il diritto degli alunni alla libertà di pensiero, di coscienza o di religione. Inoltre, a qualunque religione si appartenga o non si appartenga, rimane intatto il diritto, in quanto genitori, di spiegare e consigliare i figli per orientarli verso le proprie convinzioni filosofiche. Resta solo il nodo che la presenza obbligatoria ed esclusiva del Crocifisso attribuisce alla religione maggioritaria una visibilità preponderante e dovrebbe essere la CEI a scioglierlo per evitare di legittimare chi volesse vietare i Crocifissi nei paesi ove la religione dominante non è quella Cattolica. Mi pare che ce ne sia già abbastanza per capire che la questione del Crocefisso e dei simboli religiosi nello spazio pubblico non sia affatto chiusa in una società nazionale ed internazionale che è sempre più plurale.
Torino, 19 marzo 2011.