All’udienza di oggi, in Tribunale a Torino, vi è stata la requisitoria del P.M., dott.ssa Caputo, che ha chiesto la condanna di Michele Giovine (consigliere regionale Lista Pensionati per Cota) alla pena di tre anni e sei mesi di reclusione, e di Carlo Giovine (padre di Michele) a due anni e sei mesi. I due Giovine sono accusati di aver falsificato buona parte delle firme di accettazione di candidatura della Lista “Pensionati per Cota”, presentatasi alle scorse elezioni regionali e risultata determinante, con i suoi 27.000 voti, per la vittoria di Roberto Cota.
Sono poi intervenuti i difensori di parte civile: avv. Zancan per la lista “Insieme per Bresso”; avv. Davico Bonino per Mercedes Bresso in qualità di candidata alla Presidenza della Regione e per la lista “Pensionati” che appoggiava la Bresso; avv. Alberto Ventrini per la Lista Bonino-Pannella. Nella prossima udienza, fissata per il 31 maggio , interverranno l’avv. Stefutti per i Verdi e quindi i difensori degli imputati. I partiti costituitisi parte civile hanno richiesto un risarcimento di 100.000 euro a lista per danno morale.
La sentenza è prevista nella settimana tra il 6 ed il 10 giugno.
Alberto Ventrini e Giulio Manfredi (presidente Associazione radicale Adelaide Aglietta e vice-presidente Comitato nazionale Radicali Italiani) hanno dichiarato:
“Dura lex sed lex. Per il reato di falso in materia elettorale, la pena minima è di 2 anni, la massima di 5. Ricordiamo che Michele Giovine è recidivo; non fu processato nel 2005 grazie a una leggina di Berlusconi (poi dichiarata incostituzionale dalla Consulta) ma semplicemente multato (e grazie alla prescrizione non pagò neppure la multa!). Ricordiamo anche che nel corso del dibattimento alcuni dei sedicenti “candidati” hanno affermato che Michele Giovine ha fatto pressioni su di loro affinchè modificassero le loro dichiarazioni.
La lotta per la legalità delle elezioni regionali 2010 fu iniziata da Emma Bonino con uno sciopero della sete ancora prima della presentazione delle liste. Fummo considerati, anche dai nuovi sedicenti “alternativi” grillini, come i soliti lagnosi radicali. Ciò che è successo a Roma, a Milano (le firme false nel listino “Firmigoni” che hanno consentito a Nicole Minetti di diventare consigliere regionale) e a Torino ha dimostrato, a chi vuol vedere e capire, che avevamo ragione. Aspettiamo che tale ragione ci venga data sia a Torino sia a Milano, dove la magistratura, nel caso in oggetto, è molto meno celere di quella subalpina.”.
Torino, 25 maggio 2011