Silvio Viale, presidente di Radicali Italiani e consigliere comunale eletto nella lista del PD a Torino, spiega in questa intervista perché voterà due SI – nucleare e legittimo impedimento – e due NO – servizi pubblici locali e acqua – ai referendum del 12-13 giugno.
I radicali votano due SI e sull’acqua invitano solo ad andare a votare, ma lei voterà due SI e due NO?
Prima di tutto il referendum sul nucleare è di certo quello più importante per il futuro. Sull’acqua, i radicali pensano che le norme in discussione e l’esito dell’abrogazione, siano entrambi ben lontani dal liberarsi da una logica di spartizione consociativa partitocratica e dal garantire una gestione liberale a tutela del consumatore. Comunque vada la questione dei servizi pubblici sarà tutta da affrontare.
Così lei voterà NO ai referendum sull’acqua?
Io voterò NO sulla scheda rossa e su quella gialla.
Perché?
Prima di tutto la questione non riguarda la privatizzazione dell’acqua, la cui proprietà resta demaniale, ma la gestione di tutti i servizi pubblici locali, e se passa il SI il rischio è proprio un passo indietro verso quel luogo di spartizione partitocratica, inefficiente e consociativa, che conosciamo con le municipalizzate. Viceversa occorre che i servizi siano messi a gara per una maggiore concorrenza ed evitare che il controllore e il gestore siano compari. Spetta ai cittadini decidere se il proprio servizio debba essere pubblico, privato o misto e accettare le conseguenze che la loro scelta comporta sul costo dell’acqua, sulla tariffa e sulla parte che deve essere coperta dalle loro tasse.
Ma non pensa che l’acqua sia un bene comune?
Certamente, ma ha un costo. Lo ha l’acqua che preleva l’impresa agricola o industriale, come lo ha l’acqua che arriva nelle imprese commerciali e nelle nostre case. Del resto nessuno pensa di non dovere pagare la bottiglia di plastica, o di vetro, dell’acqua che compra al supermercato. Fare arrivare l’acqua potabile ha un costo e depurare gli scarichi pure. Si è mai chiesto perché nei condomini, dove si paga una quota a testa, sia solitamente vietato lavare le auto nei cortili?
Ma crede sia giusto guadagnare sull’acqua?
Perché è giusto guadagnare sul cibo? Sul pane? Sulla frutta? Senza il lavoro né il pane, né la frutta, arriverebbero alla sua tavola. Così pure per l’acqua. Il lavoro deve essere pagato e gli investimenti devono essere remunerativi. Lei investirebbe su un Bot a tasso zero? Se si vuole una rete efficiente occorre investire per ammodernarla e questo vuol dire trovare i soldi, 60 miliardi di euro nei prossimi venti anni.
Allora bisogna aumentare le tariffe?
O le tasse? Il principio deve essere che ognuno paga quel che consuma, per una questione di equità e per evitare gli sprechi. Poi ci potranno essere degli ammortizzatori sociali, ma l’intervento sociale deve essere separato da quello economico e non può essere a carico del gestore. Un po’ come accade per gli abbonamenti ai trasporti degli studenti e degli anziani, molto apprezzati, ma la cui differenza di costo è pagata dagli enti locali. Nessuno mai si sognerebbe di dire che gas, riscaldamento, luce e cibo debbano essere gratuiti, eppure sono essenziali.
Convinto del NO?
Certo. Dietro ai SI sull’acqua vi è una campagna mediatica zeppa di scarsa informazione, di demagogia e di tanti slogan fuorvianti. In realtà gran parte di quelli del SI sono prigionieri di un pregiudizio ideologico contro il profitto e vi è tanta nostalgia statalista, a destra e a sinistra. Purtroppo vinceranno i SI sull’acqua – anche perché è prioritario che vinca il SI sul nucleare – e solo dopo molti si pentiranno. Peraltro, il quadro legislativo risulterà confuso. Passata la sbornia sull’oro blu, sull’acqua bene comune o dono di Dio, ci si dovrà pure svegliare. E per fortuna c’è l’Europa.