di Igor Boni
Ormai la retorica anti-casta la trovo stucchevole. Spesso le argomentazioni che vengono addotte e le proposte ricopiano malamente le nostre iniziative radicali che datano decenni, se non mezzo secolo; e le copie, si sa, sono sempre peggiori dell’originale. Così mi capita di trovarmi davanti il grillino di turno che mi dice che il problema è la partitocrazia o il dipietrista che ci spiega quanto in Italia il potere dei partiti e il sottopotere della politica siano ad un livello senza paragoni negli stati occidentali. Benvenuti!
Dall’altra parte, la politica ufficiale, oltre a parlare di quanto la casta costa, non riesce a produrre neppure una autoriforma minimale e continua imperterrita ad alimentare burocrazie sempre più distaccate da spinte ideali e passione politica. La manovra economica di questi giorni è l’ulteriore conferma di questa regola: i partiti italiani non potranno mai autoriformarsi, occorre una energia esterna per condurli nuovamente alla Costituzione.
Pur avendo ben presente quanto l’arma referendaria sia spuntata, malgrado il quorum strappato il 12 e 13 giugno (su referendum a mio avviso perfino marginali se si esclude quello sul nucleare), mi parrebbe opportuno che i Radicali proponessero e promuovessero un nuovo referendum per abolire i rimborsi elettorali ai partiti.
In questa azione ci vedo tre segni positivi che mi preme sottolineare. Il primo è quello di dare concretezza ad una battaglia anti-casta, convogliando le energie che ci sono nel Paese su un obiettivo radicale storico, facile, riconoscibile e condiviso dalla maggioranza dei cittadini. Il secondo è che vorrei vedere le reazioni dei referendari dell’ultima ora, di “grillini” e “dipietristi” vari su una proposta del genere; occorre provare a stanarli per coinvolgerli in una lotta comune o rendere evidente quanto vi sia di pura e semplice facciata senza nulla di concreto alle spalle. In più sarebbe interessante assistere alla reazione del Partito Democratico, che troveremmo con ogni probabilità tra gli avversari ufficiali ma che, altrettanto certamente, contiene al suo interno anime, sensibilità e militanti che con noi su questo sarebbero d’accordo. Il terzo – e non è cosa di poco conto – è che con questa iniziativa riprenderemmo il pallino in mano e avremmo la possibilità di mobilitare i militanti radicali, tutti e di tutte le associazioni della “galassia”, su una iniziativa comune, di durata e di impatto sicuri per il Paese; avremmo nuovamente l’occasione di dettare noi, almeno per una parte, l’agenda politica e non subire l’agenda della politica politicante ufficiale.
Il momento per fare tutto questo mi pare propizio, le nostre forze certamente sono assai carenti ma, come ci diciamo più volte parafrasando Marco Pannella, “occorre giocare il possibile contro il probabile”.