CARCERI, PIEMONTE: NOMINA DEL GARANTE REGIONALE DEI DETENUTI. IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO REGIONALE CATTANEO RISPONDE. BRUNO MELLANO (RADICALI): “CHE FA LA POLITICA REGIONALE?”
A seguito della lettera inviata il 23 agosto scorso per sollecitare la chiusura dell’iter di nomina del Garante regionale per le persone private della libertà personale, il Presidente del Consiglio Regionale Valerio Cattaneo ha risposto a Bruno Mellano, componente della Direzione nazionale di Radicali Italiani, che ha dichiarato:
Occorre dare atto al Presidente Valerio Cattaneo di aver, sin dall’inizio della legislatura, affrontato la questione aperta della nomina del “garante dei detenuti”. Già alla mia prima lettera di autocandidatura individuale, il Presidente del Consiglio regionale si è fatto garante della procedura di nomina, in base al mandato della legge 28 del 2009 ed al ruolo istituzionale ricoperto, scontando un ritardo dovuto alla prima applicazione della legge ed ai problemi di questo inizio contestato di legislatura.
La pubblicazione dell’avviso pubblico, la raccolta delle candidature, l’istruttoria presso la Commissione Nomine e la validazione dei curriculum rappresentano indubbiamente il corretto incardinamento dell’iter. Ma purtroppo non è bastato.
E’ anche con questa consapevolezza che la mia lettera indirizzata al Presidente Cattaneo ho ritenuto di doverla inviare, per opportuna conoscenza, anche a tutti i capigruppo ed ai componenti della Commissione Nomine: in tutto una trentina di consiglieri – metà dell’intero Consiglio regionale – hanno ricevuto la lettera.
Il Presidente Cattaneo mi ha cortesemente risposto con espressioni di condivisione del problema della Comunità penitenziaria piemontese e con l’impegno di portare all’attenzione della Conferenza dei Presidenti di Gruppo la questione.Indubbiamente non si tratta tanto di rispondere alle mie sollecitazioni, quanto di dare risposte e soluzioni politiche alle questioni poste dal Presidente della Repubblica Giorgio Napoletano, nei suoi autorevoli e ripetuti interventi sulla realtà carceraria italiana, così lontana dal dettato costituzionale.
Io, con gli amici e compagni radicali, ho creduto negli anni scorsi, nel proporre la figura e nel chiederne la legge, come credo ora, nel candidarmi e nel sollecitare la nomina, che l’istituzione del Garante sia una risposta adeguata alle responsabilità regionali in materia ed al ruolo avuto in questi decenni dalla Regione Piemonte: certo non é l’unica risposta, né tanto meno può essere una risposta esaustiva e risolutiva, ma l’inizio di un lavoro di rete e di sinergia che renda efficaci ed efficienti gli interventi e le iniziative sul territorio e dei vari enti.
Al 31 agosto la Comunità penitenziaria piemontese contava 5188 detenuti, di cui 162 donne e ben 2564 non italiani, su 13 Istituti per una capienza regolamentare complessiva di 3628 posti, a fronte di cronica mancanza di personale fra gli agenti, gli educatori e persino degli amministrativi. Allora la domanda non può che essere: che fa la politica regionale?