Anche Nessuno Tocchi Caino e l’Associazione radicale Adelaide Aglietta hanno aderito e parteciperanno questa sera alle 19.00 al presidio davanti a Palazzo di Città per la salvezza del condannato a morte americano Troy Davis.
Oggi, venerdì 16 settembre dalle ore 19 alle ore 21, sit-in in piazza Palazzo di Città, davanti al Municipio di Torino, convocato e promosso – anche a Torino come in altre città italiane ed internazionali – da Amnesty International, la quale ha inoltre lanciato un appello mondiale rivolto al Comitato statale della Georgia (USA), competente a valutare le domande di grazia e che esaminerà il caso Davis lunedì 19 settembre prossimo: l’esecuzione è stata fissata per mercoledì 21 settembre.
Bruno Mellano, componente del board internazionale di Nessuno tocchi Caino ha dichiarato:
Ancora una manifestazione per dire no alla pena di morte e, nello specifico, per chiedere la salvezza dalla condanna per mano della legge di un singolo condannato, la cui storia individuale ed il cui caso personale possono far riflettere sull’orrore e sull’insensatezza delle esecuzioni capitali. Orrore e insensatezza che si moltiplicano quando ad effettuare la condanna ed ad apprestarsi all’esecuzione è uno stato democratico e liberale, uno dei 12 Stati che negli USA hanno effettuato esecuzioni capitali nel 2010.
Come dimostrano i rapporti annuali da oltre un decennio sono prodotti, stampati e diffusi da Nessuno tocchi Caino (…ed in Piemonte anche dall’iniziativa politica dell’Associazione radicale che si richiama ad Adelaide Aglietta che fu tra i fondatori di NTC), la situazione delle condanne e delle esecuzioni nel mondo ha delle punte numericamente tragiche in Cina (nel 2010: almeno 5.000, pari all’85,6 % di tutte le esecuzioni del mondo), in Iran (nel 2010: almeno 546), in Corea del Nord (nel 2010: almeno 60) ma persistono ancora le macchie nere di 7 democrazie o paesi liberali che non sono ancora riusciti ad archiviare la barbara e disumana pratica della “vendetta di Stato”. Nel 2010 quattro di questi hanno effettuato esecuzioni: negli Stati Uniti sono state 46.
Mobilitarsi oggi per questo caso, di cui conosciamo tutto e di cui possiamo conoscere dati, procedure, tempistica del macabro pubblico rito ci deve spingere ad essere ancora più esigenti con le organizzazioni internazionali, a cominciare dall’ONU, perché la moratoria delle esecuzioni diventi effettiva e perchè si chieda conto agli stati membri delle proprie decisioni e rendano pubblici e trasparenti le notizie e le procedure: inaccettabile la pena di morte ma ancor di più – se possibile – comprirla con l’ipocrisia del segreto di stato.
Auspico si possa essere in molti oggi e nei prossimi appuntamenti: la campagna per l’abolizione della pena di morte – che per noi radicali passa necessariamente attraverso la piena attuazione delle rimozioni ONU sulla moratoria delle esecuzioni – esige una attenzione continua e “radicale.