Esperienza gasdotto Southstream insegna. Del tutto fondate e condivisibili le preoccupazioni americane
Dichiarazione del Senatore Radicale Marco Perduca e Giulio Manfredi, vice-presidente del Comitato di Radicali italiani:
Sono del tutto fondate e condivisibili le preoccupazioni della diplomazia americana rispetto al ruolo di vero e proprio “cavallo di Troia” svolto dall’ENI in Libia per conto di Putin. Come radicali avevamo già denunciato tale ruolo rispetto alla vicenda del progetto di gasdotto “South Stream”, dove l’ENI ha detenuto per tre anni la metà delle quote per poi cederne il 30% alla francese Edf e alla tedesca Wintershall; l’accordo è stato concluso venerdì scorso a Soci, sul Mar Nero, alla presenza e con la benedizione di Putin; la Russia, col 50% delle quote, vede rafforzata ancora di più la sua posizione. E sempre venerdì, a Soci, Eni ha aperto in sostanza ai russi le porte della Libia, cedendo ai russi il diritto di acquisto di metà della quota italiana del 33,3% nel giacimento petrolifero di Elephant, nel deserto libico, 800 chilometri a sud di Tripoli.
Guarda caso, tutto questo è successo solamente tre giorni dopo che la Commissione Europea aveva ottenuto un mandato dai 27 Paesi membri per negoziare direttamente con Azerbaijan e Turkmenistan un trattato vincolante per la costruzione del gasdotto “Nabucco”, che dovrebbe collegare l’Asia centrale e il Caspio all’Europa, bypassando la Russia. È la prima volta che i Paesi membri assegnano alla Commissione i poteri di negoziare un trattato nel settore energetico.
Apprendiamo da una nota stampa che a Soci era anche presente il sottosegretario allo Sviluppo Economico Catia Polidori. La Polidori avrebbe potuto risparmiarsi il viaggio; tanto, il vero rappresentante del governo italiano nei rapporti con i russi è l’AD di ENI, Paolo Scaroni, che ha le idee chiare: “Chavez e Gheddafi per esempio sono tutti belle brave e buone persone perché per me sono tutti clienti” (dichiarazione di Scaroni, Cortina, 26 agosto 2010).