COME HA FATTO IL SINDACO DI TORINO SENZA BISOGNO DI AZIONI POPOLARI.
Nathalie Pisano e Giulio Manfredi (segretaria e presidente Associazione Radicale Adelaide Aglietta):
L’on. Marco Zacchera, sindaco di Verbania, tenta di arrampicarsi sui vetri, tirando in ballo la separazione fra organi legislativi e giudiziari: che c’azzecca? I fatti sono chiari: un cittadino elettore di Catania ha promosso un ricorso (cosiddetta “azione popolare”) contro il suo sindaco, anch’egli parlamentare; il giudice ha rimesso gli atti alla Corte Costituzonale, che ha sancito l’incompatibilità della carica di sindaco di Comuni sopra i 20.000 abitanti con quella di parlamentare.
L’art. 7, primo comma, lettera c), del d.P.R. n. 361 del 1957, recante il testo unico per l’elezione della Camera dei deputati, sancisce che: “Non sono eleggibili: […] c) i sindaci dei Comuni con popolazione superiore ai 20.000 abitanti”. Tale ineleggibilità vale anche per la candidatura di sindaci al Senato. Per un mero vuoto legislativo, non esisteva nel nostro ordinamento una norma che sancisse anche l’inverso (divieto di elezione di parlamentari alla carica di sindaco); ieri la Consulta ha colmato questo vuoto.
Aspettiamo da Zacchera non dichiarazioni degne di Azzeccagarbugli ma la comunicazione che lunedì presenterà alla Camera dei Deputati le proprie dimissioni, così potrà dedicarsi interamente alla sua amata Verbania. E non faccia la vittima: Piero Fassino, eletto sindaco di Torino, ha presentato subito le dimissioni da deputato, senza aspettare ricorsi e sentenze della Consulta.
Se Zacchera continuerà, invece, a menare il can per l’aia, ricordiamo che i nostri avvocati radicali Polito e Ventrini hanno preparato un ricorso simile a quello siciliano, che è a disposizione dei cittadini di Verbania.
Torino, 22 ottobre 2011