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Piemonte: Non molestare le donne che decidono di abortire

Come in Lombardia, anche in Piemonte monetizzare l’aborto si dimostrerà irrilevante sulla scelta di abortire. La scelta lombarda non ha mostrato differenze significative sull’andamento degli aborti. Già oggi il 10% delle donne che prenota l’IVG rinuncia all’intervento.

viale
Silvio Viale

Questa la dichiarazione di Silvio Viale, presidente di Radicali Italiani e consigliere comunale a Torino, sulla proposta del PDL di dare un premio di 250 euro mensili per 18 mensilità alle donne che rinunciano ad abortire.
Silvio Viale, che è anche il responsabile del servizio di IVG dell’Ospedale Sant’Anna di Torino, ha poi proseguito:

Come per i pannolini di Cota, il premio a chi rinuncia ad abortire potrà mettere a posto la coscienza degli antiabortisti piemontesi, ma non inciderà significativamente sulle IVG e sulle nascite. Sono contrario al premio, ma non sarò certamente io ad impedire che una donna possa ricevere 250 euro al mese per 18 mesi, ma non posso non dire che deve essere la donna (ovviamente informata) a chiedere il contributo senza che ci sia alcuna forma di molestia verso le donne che decidono di abortire.
Solo metà delle donne, di fronte ad una gravidanza inattesa, decide di abortire e le motivazioni reali non sono mai puramente economiche. Come non lo sono per quelle donne che, dopo avere cercato la gravidanza, decidono di abortire per il sopravvenire di complicazioni personali, sanitarie e sociali non superabili. . Nel mio lavoro ho già sempre cercato di aiutare le donne che non vogliono abortire. Nessuno le salta addosso. Sovente mi è capitato di inviarle anche ai CAV del Movimento per la Vita per vedere se possono rientrare nel progetto Gemma (anche li un contributo mensile di 160 euro per 18 mesi).
Chi parla di “aborti per motivi economici” sappia che, tra le oltre 50.000 gravidanze piemontesi (nel 2009 9.485 IVG, 38.482 nati + gli aborti spontanei ), è probabile che il premio finirà a ben poche donne che volevano davvero abortire. Quante saranno quelle che chiederanno di abortire, che attiveranno le procedure per l’IVG, faranno gli esami, magari rinvieranno l’intervento, sapendo che possono rinunciare fino all’ultimo momento? Del resto, come contestare l’ingiustizia per quelle donne che, nelle stesse difficoltà, non chiederanno di abortire e sceglieranno di non abortire senza ricevere il premio?
Voglio ricordare che fino a pochi anni fa, con la giunta Ghigo, le donne che rinunciavano all’aborto avrebbero dovuto pagare gli esami eseguiti, come per qualunque altro intervento in day hospital; fummo io e il movimento per la vita a chiederne la modifica. Se passerà il premio di 250 euro per 18 mesi manderò al nuovo progetto le donne che già inviavo al progetto Gemma (garantendo, se richiesto, sulla loro richiesta di abortire), ma chiedo che la politica rinunci a molestare la donne e garantisca un numero sufficiente di operatori della 194 non obiettori.