SABATO SECONDA UDIENZA PROCESSO APPELLO AI GIOVINE (POSSIBILE GIA’ LA SENTENZA).
Manfredi e Boni: “Ma perché il PD non attacca Cota anche sulla questione firme false?”
Oggi il TAR del Molise ha accolto il ricorso del Centro-sinistra in merito a irregolarità nella presentazione di liste del Centrodestra alle elezioni regionali in Molise del 2001, disponendo l’annullamento di tali elezioni. C’era già un precedente: le elezioni regionali del 2000 furono annullate grazie a un ricorso del Centro-destra molisano, sempre per irregolarità nelle firme; si tornò a votare nel 2001.
Intanto, dopodomani, sabato 19 maggio, si terrà presso la Corte d’Appello di Torino (C.so Vittorio Emanuele n. 130, Aula 50, dalle ore 9:00) la seconda udienza del processo contro il consigliere regionale Michele Giovine e il padre Carlo, condannati in primo grado – rispettivamente a 2 anni e 8 mesi e a 2 anni e 2 mesi di reclusione – per aver falsificato le accettazioni di candidatura della lista “Pensionati con Cota”. Tale lista, avendo ottenuto ben 27.000 voti, è stata determinante per l’elezione di Roberto Cota a governatore del Piemonte.
Nel processo si è costituito parte civile, tra gli altri, Marco Pannella, che è assistito dall’avvocato radicale Alberto Ventrini.
Giulio Manfredi (Direzione Radicali Italiani) e Igor Boni (presidente Associazione Radicale Adelaide Aglietta):
Il ‘Caso Molise’ è nella sostanza la fotocopia del ‘Caso Piemonte’ eppure là il TAR, a un anno dal voto, giustamente dichiara nullo (sia nel 2001 sia oggi) il risultato elettorale e impone nuove elezioni mentre qui, a due anni e mezzo dal voto, rimaniamo incredibilmente impantanati in una situazione inaccettabile di illegalità istituzionale e di guazzabuglio giuridico.
E mentre in Molise il centro-sinistra si batte compatto per il ristabilimento della legalità, nel PD piemontese riscontriamo dure prese di posizione contro la maggioranza di centro-destra (da Aldo Reschigna – capogruppo PD in Consiglio Regionale – a Roberto Placido, vice-presidente Consiglio Regionale) ma sia Reschigna che Placido non spendono una parola sulla questione “legalità”; eppure, diciamolo, Cota governa grazie alle firme false di Michele Giovine.
La stessa amnesia la riscontriamo nel PD lombardo (dal segretario regionale Martina al “giovane leone” Pippo Civati) rispetto alle firme false del listino di Formigoni, che hanno permesso, tra l’altro, a Nicole Minetti di entrare in Consiglio Regionale.Possiamo sperare che ora il PD scenderà finalmente in campo con noi per richiedere con forza a Cota di andare a casa, permettendo nuove elezioni regionali, senza Giovine e senza i suoi trucchi da baro e falsario, che gli hanno assicurato finora ben sette anni di permanenza in Consiglio Regionale, a spese dei cittadini contribuenti?
La battaglia per la legalità elettorale è strumento di riconquista da parte dei cittadini di quegli spazi politici saccheggiati dalla partitocrazia.