Nella dettagliata risposta all’interrogazione sulla situazione dei precari della Regione Piemonte, presentata dai Senatori radicali Marco Perduca e Donatella Poretti il Ministro afferma che la maggior parte dei precari “possedeva i requisiti per la stabilizzazione. D’altronde, la procedura di stabilizzazione, sebbene avviata dalla Regione, non si è mai completata a causa di sopraggiunte modifiche normative”; “a decorrere dal 1° gennaio 2011, le procedure di stabilizzazione non sono più consentite per Regioni ed enti locali”.
Rimane tuttavia – a quanto riferisce il Ministro – una strada: “Nel triennio 2010-2012, le amministrazioni pubbliche (…) possono bandire concorsi per le assunzioni a tempo indeterminato con una riserva di posti, non superiore al 40 per cento dei posti messi a concorso, per il personale non dirigenziale”. Si possono cioè: “1) indire concorsi pubblici con riserva di posti nel limite massimo del 40 per cento dei posti messi a concorso, per il personale con contratto a tempo determinato; 2) indire concorsi pubblici per titoli ed esami, finalizzati a valorizzare con apposito punteggio l’esperienza professionale maturata dal personale con contratto a tempo determinato o di collaborazione coordinata e continuativa; 3) effettuare assunzioni dirette per i profili professionali per il cui accesso richiesto il possesso del titolo di studio della scuola dell’obbligo. Il Ministro infine scrive che “soluzioni normative (…) potranno essere valutate dal Governo solo nella sua collegialità ed in ogni caso introdotte con fonti di rango primario”.
Dichiarazione di Igor Boni (Presidente Associazione radicale Adelaide Aglietta)
La risposta approfondita del Ministro Filippo Patroni Griffi rende maggiormente chiari i contorni di una vicenda che ha nell’incertezza del diritto italiana il suo fondamento. La strada indicata come possibile, rifare un concorso pubblico con riserva di posti, condurrà alcuni precari che lavorano in Regione da 10 anni a ripercorrere una trafila a dir poco illogica. Alcuni infatti, dopo aver svolto per lungo tempo il proprio lavoro, dopo aver già vinto un concorso e dopo aver visto imbastire percorsi di stabilizzazione che alla fine non sono stati condotti a termine, si ritroveranno a partire da capo come in un beffardo gioco dell’oca. Il tutto, se la Regione Piemonte sceglierà questa strada, con evidenti costi aggiuntivi per l’amministrazione”.