La vicenda di Vittorio Bisso, andato a morire con dignità in Svizzera, evidenza la crudeltà di costringere a morire in esilio. Dopo Lucio Magri un altro caso pubblico di suicidio assistito in Svizzera per eludere il divieto in Italia, mentre in Parlamento si vuole persino impedire che una legge legittimi il testamento biologico. Il suicidio assistito è un’opportunità in più.
Questa la considerazione di Silvio Viale, medico di EXIT-Italia, presidente di Radicali Italiani e dirigente dell’Associazione Luca Coscioni, alla notizia della morte di Vittorio Bisso, malato di SLA.
Silvio Viale che ha recentemente partecipato alla conferenza mondiale delle associazioni per il diritto a morire (World Federation Right-to-Die Societies) che si è tenuto proprio a Zurigo in occasione del trettenale di EXIT-Switzerland, ha proseguito:
Le vicende di Vittorio Bisso e Lucio Magri, come quelle pubbliche di Piergiorgio Welby, Giovanni Nuvoli e Eluana Englaro, dimostrano che non c’è nessuna contraddizione a battersi per l’assistenza ai malati, le cure palliative, la ricerca scientifica, il suicidio assistito e l’eutanasia. Bisogna avere l’umiltà di ammettere che non si può sapere come ognuno di noi reagirebbe in casi come quelli di Vittorio Bisso e Lucio Magri, ma che proprio per questo occorre potere avere l’opportunità di porre fine con dignità e serenità alla propria vita, senza dovere seguire tutto il calvario del dolore e della sofferenza. Per questo, facendo parte di associazioni che si battono per il diritto di scelta anche nella morte, non posso che rendere onore a Vittorio Bisso che ha voluto rendere pubblica la sua vicenda. Mi attendo che anche per lui, come per Lucio Magri, ma non fu così per altri, la magistratura italiana non apra alcun fascicolo, rendendo sempre più tollerato recarsi in Svizzera per ottenere quel trattamento eutanasico che la crudeltà italiana rifiuta. Se viceversa la magistratura volesse perseguire ipotesi di reato, questo potrebbe contribuire alla battaglia molto di più di un Parlmaneto vile e impietoso, succube dell’integralismo ipocrita. Grazie Vittorio.