Anche Cota ripete il ritornello delle nuove dighe. Da anni proponiamo di ridurre i consumi in agricoltura, dato che aumentare la disponibilità d’acqua è solo un’illusione a caro prezzo
Dichiarazione di Igor Boni (Presidente Associazione radicale Adelaide Aglietta) e SilvioViale (Presidente di Radicali Italiani)
Ci stupiamo che Cota non punti a ridurre i consumi e al risparmio idrico. L’ARPA Piemonte parla di oltre 6 miliardi di m3 d’acqua utilizzati dall’agricoltura, considerando solo i prelievi da acque superficiali. Mezzo miliardo di m3 vanno ai consumi “domestici” e un altro mezzo miliardo ai consumi industriali. Se divenissero realtà le 5 dighe proposte da Cota (e non accadrà) avremo un potenziale accumulo di non più di 200 milioni di m3; potenziale perché oggi le dighe esistenti non sono affatto piene, proprio per la carenza di precipitazioni. E’ evidente da molto tempo che è sull’agricoltura che si deve incidere, non aumentando una disponibilità idrica che sarà sempre minore ma riducendo i consumi, adeguando le tecnologie di irrigazione e attuando una politica agraria ragionevole, collegando sempre più la scelta delle colture e delle tecniche colturali con le potenzialità dei suoli. Lo abbiamo proposto a Ghigo e Bresso, lo riproponiamo oggi a Cota: 8 punti per vincere la partita senza buttare soldi nella costruzione di nuove dighe che avrebbe il solo effetto di far pensare che esistano soluzioni semplici mentre è necessario un cambio di rotta radicale.
Le 8 proposte dei radicali
- Risparmio idrico in agricoltura con l’incentivazione di sistemi di irrigazione a basso consumo: irrigazione a goccia (dove possibile), irrigazione “a pivot” o a pioggia, in sostituzione della pratica dello “scorrimento superficiale” enormemente più dispendiosa. L’irrigazione a goccia fa risparmiare dal 30 al 60% rispetto alla classica irrigazione per sommersione, che è di gran lunga la più diffusa in Piemonte.
- Conversione graduale della coltivazione del riso in sommersione verso il riso con irrigazione turnata che, almeno con alcune varietà, ha dimostrato in Piemonte di essere altrettanto produttivo di quello coltivato con la pratica tradizionale e che è stato con successo sperimentato su larga scala in Regione Lombardia. (il risparmio, solo con questo provvedimento, sarebbe di molte centinaia di milioni di metri cubi, altro che costruire una diga di qualche decina di milione di metri cubi!).
- Introduzione di una politica agraria regionale che inviti gli agricoltori ad utilizzare le colture a maggior “impatto idrico” come riso e mais solo sui terreni più adatti (quelli che, avendo una buona capacità di immagazzinamento idrico, consentono adeguate produzioni senza l’immissione di grandi quantitativi d’acqua).
- Controllo sui prelievi relativi alle acque superficiali per evitare – come accade attualmente – che non sia garantito il “Minimo deflusso vitale” nei corsi d’acqua all’uscita delle valli, come previsto dalla legge.
- Introdurre ovunque un criterio di pagamento dell’acqua da parete degli utilizzatori in agricoltura considerando il reale volume consumato e non rispetto alla superficie irrigata.
- Redazione, diffusione e applicazione da parte della Regione del “Manuale di buona pratica irrigua” che serva da riferimento agli agricoltori, previsto da una legge regionale di 11 anni fa mai applicata.
- Campagne di informazione dei cittadini su questi aspetti, in particolare degli agricoltori e con la collaborazione delle associazioni di categoria, per renderli consapevoli dei reali utilizzi e consumi e delle possibilità di riduzione dei consumi stessi.
- Incentivazione delle campagne di sensibilizzazione rispetto al consumo idrico nelle case e incentivazione, rispetto al comparto industriale, delle tecnologie dette di water saving.