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Sallusti, niente carcere ma le scuse sì

Ricordo bene il caso di Valentina, come la chiamarono i giornali. Fu di una violenza inaudita. Il commento di Dreyfus, pseudonimo di Sallusti, fu l’apogeo dell’odio e dell’ignoranza sulla 194, giungendo ad evocare la pena di morte per i genitori, il ginecologo, il giudice*. Sallusti non deve finire in galera, ma dopo 5 anni le scuse e un po’ di autocritica non sarebbero inopportune.

Questo il commento di Silvio Viale, presidente di Radicali Iataliani, ma soprattutto ginecologo nel reparto in cui si svolse l’aborto di Valentina, nel febbraio del 2007.
Silvio Viale che é impegnato inun convegno sulla 194 “IVG Medica e Chirurgica in Puglia, Basilicata e Calabria” in corso a Canosa di Puglia, ha aggiunto:

Penso anche io che Sallusti non debba finire in galera per quel commento. Poveretto! Coe molti, anche lui era convinto che fosse il giudice ad autorizzare la minorenne ad abortire, mentre in realtà la emancipa affinché sia lei a potere decidere. Probabilmente era anche davvero convinto che nell’ospedale della RU486, nel reparto della RU486, una tredicenne fosse stata costretta ad abortire da ginecologi senza scrupoli, con la complicità di magistrati e genitori. Spero che si trovi una soluzione per Sallusti, ma mi auguro anche che la vicenda abbia una lire educativo. Bastava una telefonata per essere meno certi delle proprie convinzioni aprioristiche. Forse lo già già fatto – può essermi sfuggito – ma mi piacerebbe che Sallusti tornasse su quella vicenda.

Infine Silvio Viale nella sua relazione al congresso di Canosa di Puglia ha comunicato che all’Ospedale Sant’Anna di Torino sono state superate le 3000 procedure (3034), presentato i dati relativi a 2983 casi. In particolare 2313 IVG fino a 49 gg, 193 casi di aborti interni e 453 aborti del secondo trimestre (322 medici e 132 chirurgici). Inoltre la RU486 é stata usata in 9 casi di particolare complessità. Sono 9 le donne che hanno rinunciato a completare il trattamento dopo l’assunzione del mifepristone.
Il 97,6% delle donne non é rimasto in ospedale tra la somministrazione della RU486 e la prostaglandina due giorni dopo.
Silvio Viale ha commentato:

Dovrebbe ormai essere noto a tutti che il vero farmaco abortivo sia la prostaglandina, che si somministra due giorni dopo la RU486, per cui non ha alcun senso medico costringere la donna a rimanere in ospedale per tre giorni. Chiedo al ministro di rivedere la circolare che suggerisce il ricovero per tre giorni, che non é rispettato, ma che é preso a pretesto da molti per utilizzare la RU486. Eppure il non uso della RU486 é configurabile come “malpractice”, poiché rende tecnicamente più veloce e più sicuro ogni tipo di aborto, sia quelli volontari e sia quelli spontanei. Non solo quelli fino a 49 giorni, ma anche quelli chirurgici, gli aborti del secondo trimestre e le morti fetali avanzate in utero. Dal ministro mi aspetto qualcosa di nuovo in occasione della reazione annuale sulla 194, in ritardo di sei mesi (ma già pronta), e della relazione sul monitoraggio della RU486 terminato da 9 mesi (anche essa già pronta).”

*“Qui ora esageriamo. Ma prima domani di pentirmi, lo scrivo: se ci fosse la pena di morte e se mai fosse applicabile in una circostanza, questo sarebbe il caso. Per i genitori, il ginecologo, il giudice”. (Dreyfus, febbraio 2007)