Lunedì mattina un ufficiale giudiziario si presenterà a Torino nelle sedi del Presidenti del Consiglio Regionale (Valerio Cattaneo) e della Regione (Roberto Cota) per notificare loro un atto di diffida stragiudiziale con il quale, tramite l’Associazione radicale Adelaide Aglietta, cinque cittadini detenuti nel carcere di Asti diffidano i due presidenti, ciascuno per quanto di propria competenza, a designare e a nominare senza ritardo, e comunque entro 90 giorni dalla ricezione della diffida, il Garante regionale delle carceri piemontesi; il garante, ai sensi della Legge regionale n. 28 del 2 dicembre 2009, avrebbe dovuto essere nominato entro il 5 giugno 2010.
La diffida è stata predisposta dall’avvocato radicale Antonio Polito, che rappresenta l’Associazione e, per essa, i cinque detenuti di Asti. Si tratta della prima volta in Italia in cui cittadini detenuti utilizzano lo strumento giuridico della diffida nei confronti dei rappresentanti delle istituzioni regionali.
Giulio Manfredi (Direzione Radicali Italiani) e Antonio Polito hanno dichiarato:
E’ doveroso ricordare il contesto in cui nasce l’iniziativa della diffida. Lo scorso 30 gennaio, una sentenza del Tribunale di Asti aveva prosciolto cinque agenti di polizia penitenziaria accusati di violenze contro i detenuti. Nelle motivazioni della sentenza, il giudice Riccardo Crucioli ha precisato che la derubricazione del reato è dovuta esclusivamente al fatto che, per colpevole ritardo del Parlamento, non è stato ancora recepito nell’ordinamento italiano il delitto di tortura.
Negli stessi giorni di gennaio, grazie ad una visita ispettiva del senatore radicale Marco Perduca, i detenuti di Asti venivano a conoscenza dell’iniziativa nonviolenta di sciopero della fame dei radicali piemontesi per la nomina del garante regionale delle carceri. 90 detenuti prendevano il testimone dai radicali e digiunavano a staffetta. 70 detenuti scrivevano al difensore civico regionale, richiedendo un suo intervento per sanare la palese illegalità di un Consiglio Regionale che non rispetta le sue stesse leggi. Ora, l’iniziativa della diffida. Da un mondo che si vuole condannare all’oblio, alla rassegnazione e alla violenza, arriva una risposta di speranza nel diritto e nella forza della legge. Ecco come i cinque detenuti hanno motivato la loro adesione:
“… Non tutti comprendono che se niente si fa, nulla si muove. Ovviamente sappiamo che alla fin fine il garante puo’ fare ben poco; è una conoscenza che abbiamo vissuto in altre regioni. Il punto non è poi questo, quanto in verità, il rispetto delle regole e delle leggi da parte delle stesse istituzioni che fanno la voce alta quando si tratta di noi …”.
E questo accade mentre le agenzie battono la notizia dell’ennesimo suicidio in carcere, a Biella. E’ il 118° morto dietro le sbarre dall’inizio del danno, il 41° per suicidio.
Amnistia subito, garante regionale subito.