A proposito di rimborsi spese: nel2007 Giovine andò in Calabria a rappresentare il Piemonte alla Festa della Legalità di Don Ciotti
Di fronte alla minaccia dell’ennesimo ostruzionismo ricattatorio del consigliere regione Michele Giovine, il presidente della Regione Piemonte, Roberto Cota, ha dichiarato: “Chi avversa o, peggio, mette in atto azioni ostruzionistiche è fuori dalla maggioranza e, per quanto mi riguarda, non vi rientrerà più”.
Igor Boni (presidente Associazione radicale Adelaide Aglietta) e Giulio Manfredi (Direzione Radicali Italiani):
Cota ripudia Giovine fuori tempo massimo. I due sono andati a braccetto per due anni e mezzo, cercando di mascherare quello che è evidente a chi non voglia fare lo struzzo: il potere di Cota si fonda sulle firme false e sulle autenticazioni false della Lista “Pensionati per Cota” di Michele Giovine; senza i voti di Giovine al posto di Costa ci sarebbe Mercedes Bresso.
Cota sapeva benissimo chi era Michele Giovine, che nel 2005 si era presentato con la Lista “Consumatori con Ghigo” a sostegno dell’allora candidato di centrodestra, aveva raccolto firme false (processo caduto in prescrizione) ed era stato eletto. Se lo è preso in squadra (mentre la Bresso rifiutò le avances di Giovine) e l’ha difeso a spada tratta fino ad ora. Troppo facile scaricarlo adesso.
E a proposito di rimborsi spese dei consiglieri, ricordiamo che nel marzo 2007 è accaduta una delle cose che accomuna il Piemonte di Giovine al Lazio di Fiorito: a rappresentare il Consiglio regionale del Piemonte in Calabria, alla “Festa della legalità” (sic) dell’Associazione “Libera” di Don Ciotti, andò Michele Giovine; negli stessi giorni, il Consiglio Regionale non invitò alla sua seduta straordinaria i rappresentanti piemontesi di “Libera” per il veto opposto dal consigliere Agostino Ghiglia di AN. I Radicali denunciarono inutilmente l’accaduto. Negli stessi mesi, in seguito al continuo ostruzionismo, Giovine ottenne la possibilità di fare gruppo a sé.
I reati elettorali di cui Giovine si è macchiato, già accertati con sentenze di primo grado e di appello, sono ben più gravi dei reati sui quali è in corso l’indagine conoscitiva della magistratura.
Per questo, come nel Lazio, tutti a casa e si torni subito al voto.