Il caso “Ferrante Aporti” testimonia la necessità e urgenza di istituire finalmente il garante regionale delle carceri.
Nel primo pomeriggio di oggi una delegazione radicale – composta da Elisabetta Zamparutti (deputata radicale/PD) e dagli esponenti radicali piemontesi Igor Boni, Giulio Manfredi e Bruno Mellano – ha visitato l’istituto minorile “Ferrante Aporti” di Torino.
Oggi all’interno dell’istituto si trovavano 27 ragazzi (il reparto femminile è stato chiuso), su una capienza di 29 posti, provenienti da 13 Paesi. Gli agenti di polizia penitenziaria sono 36 e dovrebbero essere 63.
I radicali hanno visitato la struttura, che è molto fatiscente; i lavori di ultimazione della nuova struttura, adiacente a quella vecchia, sono quasi ultimati. Il trasferimento dal vecchio al nuovo costituirà un miglioramento delle condizioni di detenzione ma comporterà un aumento dei ragazzi detenuti; con quali organici di polizia penitenziaria si potrà far fronte a tale aumento?
All’uscita dall’istituto, gli esponenti radicali hanno dichiarato:
Ci attiveremo su tre fronti. A livello nazionale presenteremo un’interrogazione al Ministero della Giustizia affinchè attivi un’ispezione ministeriale per verificare la reale situazione all’interno dell’istituto, partendo da un dato di fatto: la carenza di personale comporta il super utilizzo di quello esistente, con la creazione di tensioni nei rapporti interpersonali.
A livello regionale, denunciamo la completa assenza della Regione Piemonte, rispetto al delicato tema delle cure sanitarie. La Direzione dell’istituto chiede il raddoppio della presenza del medico, chiede maggiore attenzione rispetto alle emergenze notturne; manca l’interlocutore dell’Assessorato alla Sanità.
A livello comunale, il consigliere radicale Viale presenterà nei prossimi giorni un’interrogazione per chiedere che sia rinnovato il protocollo d’intesa con la Città di Torino; il “Ferrante Aporti” ha una legame ormai collaudato con gli enti locali, che deve essere nuovamente rinsaldato.
Infine, non possiamo non rilevare come il “caso Ferrante Aporti” sia una prova ulteriore della necessità ed urgenza della nomina del garante regionale delle carceri: ci vuole una persona che segua a tempo pieno quanto avviene sia nell’istituto minorile sia nelle altre dodici carceri piemontesi, intervenendo tempestivamente per ridurre le tensioni e per valorizzare le sinergie positive.