La società South Stream Transport – cui partecipano la russa Gazprom (50%), l’italiana Eni (20%), la francese Edf (15%) e la tedesca Wintershall del gruppo Basf (15%) – ha annunciato che è stata presa da tutti i soci la decisione finale di investimento per il tratto sottomarino, aggiungendo che “gli azionisti di minoranza (cioè italiani, francesi e tedeschi) mantengono il diritto di lasciare il progetto nel caso in cui certe condizioni non siano soddisfatte in futuro”. Su tali condizioni non è precisato altro.
Marco Perduca (senatore radicale e vice-presidente Partito Radicale Transnazionale) e Giulio Manfredi (Comitato nazionale Radicali Italiani):
Considerato che la quota di partecipazione pubblica in Eni è di circa il 30% e che l’importo degli investimenti previsti di Eni nel progetto South Stream è stimata per difetto
in 2 miliardi di euro (il 20% dell’investimento complessivo), riteniamo che il Parlamento e, attraverso di esso, i cittadini italiani abbiano il diritto di conoscere la natura delle condizioni poste da Eni e dagli altri soci di minoranza all’accordo siglato con Gazprom, cioè con Vladimir Putin.
Presenteremo un’interrogazione in tal senso al Ministro per lo Sviluppo Economico.