Questa mattina si sono tenute in Consiglio Regionale le consultazioni delle associazioni sulle due proposte di legge (350 “Montaruli/Pedrale” e 353 “Carossa e altri) con cui rispettivamente il PDL e Lega Nord intendono stravolgere la funzione del garante regionale delle carceri, mai nominato nonostante la legge istitutiva risalga al dicembre 2009 (L. R. 28/2009).
Sono intervenuti alle consultazioni in rappresentanza dell’Associazione radicale Adelaide Aglietta gli avvocati Mauro Anetrini (consigliere Camera Penale Piemonte occidentale e Valle d’Aosta) e Alberto Ventrini, che hanno anche lasciato agli atti una memoria stilata dall’avvocato Antonio Polito (allegata).
Erano presenti anche il garante comunale delle carceri di Ivrea, Armando Michelizza, e due rappresentanti sindacali della CGIL/Funzione Pubblica.
All’uscita, dopo uasi due ore di confronto con i consiglieri regionali della Prima Commissione, gli avvocati Anetrini e Ventrini hanno dichiarato:
Abbiamo ribadito ai consiglieri la ferma opposizione dell’Associazione Aglietta alle due proposte di legge del centro-destra. Il PDL vuole un garante senza stipendio, con un semplice rimborso spese. A tali condizioni come è possibile trovare qualcuno che si occupi seriamente della situazione delle 13 carceri piemontesi, da Saluzzo a Verbania, ognuna con propri specifici problemi? Il PDL vuole un garante che difenda sia i diritti dei detenuti che quelli degli agenti di polizia penitenziaria. Come ha mirabilmente evidenziato il nostro collega Polito nella sua memoria, il garante si trasformerebbe in un arbitro tra soggetti in potenziale conflitto, venendo completamente meno alle sue funzioni.
La Lega non ha trovato di meglio che proporre di delegare le funzioni dei garanti dei carcerati, dell’infanzia e degli animali al Difensore Civico regionale. L’avvocato Caputo è già oberato di migliaia di pratiche; solo per le beghe sanitarie ci vorrebbero due difensori civici. Come puo’ dedicarsi seriamente, non per finta, anche alle funzioni di garante, addirittura su tre fronti?
Abbiamo avuto con i consiglieri uno scambio di opinioni franco e proficuo. Speriamo di aver fornito loro elementi utili per accantonare le due proposte di legge e per nominare finalmente il garante regionale delle carceri.
Martedì ci recheremo con il consigliere provinciale Ettore Pugliesi nel carcere “Lorusso e Cotugno”, non a caso in Via Maria Adelaide Aglietta n. 31, per raccogliere le firme dei cittadini detenuti sui 12 referendum radicali. Oltre all’impotanza intrinseca dei referendum, sarà un modo per ricoscere loro i diritti di cittadinanza attiva.
Torino, 13 settembre 2013
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MEMORIA RELATIVA A PDLR n. 350/2013 e n. 353/2013
(Garante regionale carceri)
Stiamo parlando di un argomento di cui i radicali piemontesi si occupano da circa 15 anni: fra il 2000 e il 2005, i consiglieri regionali radicali Carmelo Palma e Bruno Mellano effettuarono circa 100 visite ispettive nelle carceri piemontesi; visite che servirono a comprendere le caratteristiche e le problematiche peculiari di ciascuno dei 13 istituti penitenziari della regione, e la gravità delle situazioni emerse rese evidente la palese insufficienza ed inefficacia di tali (pur importanti) visite sporadiche.
Si comprese pertanto sin d’allora la urgente necessità di istituire una figura nuova, in grado di interagire con i vari soggetti (direttori carceri, agenti polizia penitenziaria, detenuti, educatori …), in grado di ridurre il danno derivante sia dal sovraffollamento degli istituti, sia dal fatto incontestabile che il carcere svolge ormai le funzioni di discarica sociale, con tutte le violenze, frustrazioni, dolore che questo comporta.
Sulla scorta di altre esperienze europee (soprattutto dei paesi nordici), tali riflessioni portarono alla presentazione, il 7 febbraio 2005, della prima Proposta di Legge per l’istituzione del Garante regionale delle persone sottoposte a limitazioni della libertà personale. Da allora sono state ben 12 le regioni italiane (Campania, Emilia Romagna, Lazio, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana, Umbria, Valle d’Aosta) ad aver approvato leggi istitutive del Garante, di cui nove hanno dato effettivo sèguito alla nomina di un Garante regionale, mentre sono stati nominati sette garanti provinciali e 18 garanti comunali, fra cui quello del comune di Torino.
In Piemonte, la proposta radicale fu ripresa dai consiglieri Rocchino Muliere (PD) e Mariangela Cotto (Forza Italia) e divenne Legge regionale sul finire della passata legislatura (L. R. n. 28 del 2 dicembre 2009). Preme sottolineare che le ragioni che sorreggono l’attuale legge non sono state intaccate dal tempo; semmai, ad oggi, esse risultano ancora più forti, vista la situazione esistente nelle carceri italiane e, in particolare, piemontesi: 5.200 detenuti stipati in 3.634 posti regolamentari; esistenza di strutture vetuste, con infiltrazioni d’acqua, docce non regolamentari, mancanza di possibilità di lavoro sia dentro il carcere sia per chi esce, inadeguata attuazione della normativa (DPCM 1° aprile 2008) per il trasferimento alle ASL
delle competenze in materia di sanità penitenziaria, scarsità di educatori (e quindi insufficiente istruzione delle pratiche per le misure alternative da sottoporre ai magistrati di sorveglianza).
Tutto ciò, infine, appare ulteriormente aggravato dalla intervenuta adozione della ‘Carta dei diritti e dei doveri dei detenuti e degli internati’, adottata con Decreto del Ministro della Giustizia del 5 dicembre 2012, che ha reso ulteriormente ed oramai drammaticamente illegittime le condizioni di detenzione presso tutte le carceri piemontesi.
In Piemonte, infatti, ad oltre due anni dall’approvazione della legge istitutiva, né il Consiglio Regionale precedente, né quello attuale, hanno provveduto alla nomina del Garante, come imponevano, rispettivamente, gli artt. 7 e 2 della L.R. n.28/2009.
Si ricorda sul punto che, preso atto dell’inerzia del Consiglio Regionale, l’Associazione Radicale Adelaide Aglietta promuoveva un’iniziativa nonviolenta a partire dal gennaio 2012 in cui segretario e presidente dell’Associazione digiunarono per dieci giorni, ottenendo di essere ricevuti dal Presidente del Consiglio Regionale, Valerio Cattaneo, il quale calendarizzò nell’ordine del giorno del Consiglio la votazione sulla nomina del Garante. Al digiuno, che continuò a staffetta, seguì una raccolta di adesioni su di un ‘Appello per il Garante’, a prima firma Emma Bonino, sottoscritto, fra gli altri, da Luigi Manconi (Presidente di “A Buon Diritto”); Vladimiro Zagrebelsky (Direttore LDF/Laboratorio Diritti Fondamentali); Marco Bonfiglioli (Dirigente Provveditorato Amministrazione Penitenziaria); Leopoldo Grosso (vice-presidente Gruppo Abele); Donata Canta (segretaria generale Camera del Lavoro di Torino); Valentino Castellani (già sindaco di Torino); Maria Pia Brunato (garante dei diritti dei detenuti comuni di Torino). Il Consiglio comunale di Torino e i consigli comunali di altri comuni piemontesi, infine, approvavano una mozione che chiedeva alla Regione la nomina del Garante nel rispetto dei termini di Legge. La Camera Penale “Vittorio Chiusano” del Piemonte occidentale e della Valle d’Aosta richiedeva “senza se e senza ma” la nomina del garante.
A fronte di tali esperienze ed iniziative, oggi, con l’approvazione della PDLR n.350 (Montaruli/Pedrale) dell’11 luglio 2013, si attuerebbe una grave, inaudita ed inspiegabile regressione di natura non solo legislativa, ma anche politica e culturale.
Riteniamo infatti per prima cosa del tutto impropria la giustificazione che i proponenti rimettono, populisticamente, ai ‘costi della politica’. Come radicali, inutile ribadirlo, siamo da sempre favorevoli ad un oculato utilizzo del denaro pubblico, e pertanto assolutamente favorevoli ad economie di scala (come per esempio l’utilizzo di strutture regionali già esistenti per le funzioni di segreteria e di archivio).
Ricordiamo, a questo punto, l’entità e le modalità della tipologia di lavoro che il Garante Regionale dovrà affrontare: il monitoraggio, il controllo e gli interventi per ben 13 istituti penitenziari regionali, con situazioni di sovraffollamento medio di circa il 35-40%. Attribuire la responsabilità per tale ingente lavoro ad un soggetto (che si presume essere debitamente formato e competente) a titolo meramente onorario e senza il dovuto riconoscimento economico (in rapporto alla competenza, al tempo ed all’impegno a cui si dovrà impegnare), vorrà per ciò stesso riconoscere a tale importante istituzione un ruolo meramente formale, limitato a qualche sporadico intervento che, di fatto, non potrà che evidenziare ulteriormente le gravi lacune in cui il nostro sistema carcerario sistematicamente e quotidianamente incorre.
Non si può e non si deve fare l’economia di un istituto, di una persona, che deve essere messa in grado di affrontare la mole di lavoro prima accennata con la dovuta tranquillità economica, anche in virtù dei principi di natura costituzionale della ‘giusta retribuzione’ (stiamo parlando di uno stipendio di 3.000 euro mensili; nulla se confrontato alle mille nomine regionali). E senza contare i costi sociali di tale apparente ‘risparmio’: qual è infatti il costo economico per i contribuenti piemontesi della situazione esistente nelle carceri della regione, tenendo presente che il costo di un detenuto è pari a 160 euro al giorno, mentre il costo di un detenuto tossicodipendente in una comunità terapeutica non va oltre i 50 euro al giorno?
Ma soprattutto, appare se possibile ancora più fuorviante la proposta di accorpare in capo al medesimo soggetto Garante, unitamente alle funzioni di controllo delle condizioni di vita delle persone sottoposte a limitazioni della libertà personale, anche quelle di Garante per il personale del Corpo di Polizia Penitenziaria.
Tale ipotesi, infatti, avrebbe il denegato effetto non solo di rendere ancora più gravosi gli oneri del Garante, aggiungendovi compiti, competenze e funzioni che coincidono solo in minima parte con quelle tipiche delle problematiche legate alle condizioni di vita dei carcerati (e sempre in forma onoraria e gratuita!); ma soprattutto, avrebbe un devastante effetto sulla figura stessa dell’Istituzione, che invece di essere un Garante (che vuol dire: sinonimo di garanzia per una specifica situazione giuridicamente protetta) per un ristretto gruppo di persone, dalle caratteristiche di vita omogenee (nella fattispecie: i ‘soggetti sottoposti a limitazioni alla propria libertà personale’), vi aggiungerebbe paradossalmente una funzione addirittura giuridicamente contrastante alla stessa situazione originariamente protetta, aggiungendo una funzione di garanzia per quei soggetti che possono essere essi stessi fonte ed origine della
compromissione e violazione di tale situazione protetta dalla Legge, quale quella dei soggetti appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria.
In virtù di tale indebita estensione, pertanto, la funzione di Garante, legata alla difesa di specifici interessi, verrebbe ad essere completamente svuotata del suo senso istituzionale, passando ad una funzione di Arbitro tra soggetti in potenziale conflitto, piuttosto che, per l’appunto, di Garante di un solo ed omogeneo gruppo sociale.
Tutto ciò premesso, invitiamo i proponenti a ritirare la PDLR n.350 dell’11 luglio 2013.
Per le medesime considerazioni invitiamo i proponenti a ritirare la PDLR n. 353 (Carossa e altri) del 18 luglio 2013, con cui si intende attribuire al Difensore Civico Regionale le funzioni del Garante regionale per i diritti degli animali, del Garante regionale per l’infanzia e l’adolescenza e del Garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale. I consiglieri regionali sono i primi a conoscere la mole di lavoro che già grava sul Difensore Civico Regionale (basti tenere presente tutti i ricorsi e gli esposti in materia sanitaria e socio-assistenziale). Pretendere che il Difensore si occupi con serietà, efficacia ed efficienza della situazione delle carceri piemontesi (oltrechè di animali e infanzia) significa credere che l’Avv. Caputo sia dotato di poteri soprannaturali, del dono dell’ubiquità e del dono dell’onniscenza. Noi non lo crediamo.
Invitiamo, altresì, il Consiglio Regionale del Piemonte a nominare al più presto il garante regionale delle carceri, adempiendo finalmente ai dettami della L.R. n. 28/2009, dando solo così un segnale importante di attenzione reale al pianeta carcere, segnale di cui c’è un disperato bisogno.
Torino, 11 settembre 2013.
Avv. Antonio Polito e Avv. Alberto Ventrini (Associazione radicale Adelaide Aglietta)
Avv. Mauro Anetrini (consigliere Camera Penale del Piemonte occidentale e Valle d’Aosta)