Gli esponenti radicali Igor Boni, Giulio Manfredi e Silvio Viale, querelati un anno da da Michele Giovine per diffamazione a mezzo stampa:
La condanna in via definitiva di Michele Giovine e del padre pone finalmente un punto fermo in una vicenda di illegalità che inizio’ già con le elezioni regionali del 2005; allora solo l’Associazione radicale Adelaide Aglietta denunciò le firme false di Giovine, inutilmente.. Nel 2010 Mercedes Bresso ebbe il grande merito di non accettare un esito elettorale inquinato da varie irregolarità e di iniziare una lungo iter giudiziario per la riaffermazione della legalitài. La Lista Bonino-Pannella si associò come parte civile, assistita dall’avvocato radicale Alberto Ventrini.
E’ già in atto il tentativo di restringere le conseguenze della decisione di oggi della Cassazione, accontentandosi della sostituzione in Consiglio regionale di Giovine con il suo braccio destro, Sara Franchino. Non è così. I tre gradi di giudizio hanno dimostrato chiaramente che è l’intera lista “Pensionati per Cota” ad essere nulla, non solamente il capolista Giovine. E se salta l’intera lista salta anche Cota, che è presidente della Regione Piemonte grazie ai 27.000 voti determinanti della lista di Giovine.
La partita era truccata; il baro è stato scoperto e punito; la partita deve essere rigiocata. Si torni a votare per la Regione la prossima primavera, abbinando il voto alle elezioni europee. E a chi ha la faccia tosta di dire che ci sono altri bari, anche a sinistra (nei cui confronti vale la presunzione di innocenza fino a sentenza definitiva), ripetiamo che se il baro è più di uno a maggior ragione si deve ripetere la gara.
Torino, 14/11/2013
Le due sentenze di 1° e 2° grado, il “Dossier Giovine”, le firme false su: