Dichiarazione di Silvio Viale in replica alle sorprendenti affermazioni di Roberto Cota e Mario Carossa:
Leggo con stupore che il presidente Roberto Cota e il capogruppo del Carroccio Mario Carossa, sapendo di avere torto marcio, cercano di difendersi parlando di una “Bonino ingannata”, come se le irregolarità della lista Pensionati e Invalidi (patteggiamento di un autenticatore e rinvio a giudizio per Luigina Staunovo-Poalcco) sanassero le firme e candidature false della lista Partito dei Pensionati di Giovine. Cota non ha scusanti politiche, perché Michele Giovine era già “recidivo”, visto che nel 2005 era stato salvato dalla prescrizione dall’accusa di avere raccolto firme false per la Lista “Consumatori con Ghigo”. Non ha nemmeno ragione quando cita a sproposito gli Stati Uniti, “dopo due mesi si decise che era finita e gli sconfitti accettarono il risultato”, perché negli Stati Uniti il riconteggio avrebbe insediato la Bresso e sarebbe stato lui a dover accettare il risultato. Purtroppo in Italia, nonostante il riconteggio effettuato, si arriverà a quasi 4 anni dal voto per una decisione, ma non è mai troppo tardi per restaurare la legalità. Se Cota avesse quel “buon senso” a cui si appella, dopo avere ripassato un po’ di aritmetica, dovrebbe dimettersi per le stesse ragioni che sostiene. Il ricontegio lo boccia. I suoi voti, annullati i 27.795 voti di Giovine, diventano 1.016.151, mentre quelli della Bresso, anche annullando i 12.564 voti della Staunovo, rimarrebbero 1.021.382. Come dice Cota, negli USA si sarebbe proclamata la Bresso “dopo due mesi” e oggi ci sarebbe la Bresso. Purtroppo siamo in Italia e la soluzione più giusta e andare alle elezioni al più presto. Sono contento che Cota si difenda dicendo di avere fatto bene, cioè semplicemente il suo dovere, ma il “buon senso” consiglierebbe di dimettersi per andare alle elezioni in primavera, magari insieme alle europee, evitando di essere cacciato dall’autorità giudiziaria. In alternativa, potrebbe dare un segnale opposto e associarsi alla querela di Michele Giovine contro di me e altri per avere diffamato lui e il Consiglio Regionale.
Torino, 16 novembre 2013