Alla notizia che le firme in calce ai sei referendum sulla giustizia non sarebbero sufficienti, Giulio Manfredi (Direzione Radicali Italiani) e Igor Boni (presidente Associazione radicale Adelaide Aglietta) hanno dichiarato:
Due premesse d’obbligo: dopo i lanci di agenzia, la Corte di Cassazione ha comunicato al Comitato promotore referendum che “il conteggio delle firme non è stato ancora concluso”; a distanza di sessanta giorni dalla scadenza stabilita dalla legge (30 settembre), continuano ad arrivare al Comitato promotore dai Comuni italiani buste contenenti numerose firme di sottoscrittori dei referendum.
Cio’ premesso, se sarà confermata la notizia delle firme insufficienti, sarà una sconfitta non tanto dei radicali e di chi con loro ha partecipato alla raccolta firme, ma di tutti i cittadini italiani, a cui sarà negata la possibilità di esprimersi su sei importanti riforme in materia di giustizia. Hanno concorso a tale sconfitta varie cause: all’inizio della campagna, l’assoluta mancanza di informazione sui referendum; milioni di italiani hanno scoperto la loro esistenza quando Silvio Berlusconi li ha firmati (tutti e dodici, anche quelli su droghe, immigrazione e diritti civili), sabato 31 agosto; mancava solo più un mese al termine della raccolta. La sinistra, PD in testa, ha completamente ignorato i referendum (anche quelli sui diritti civili); il PDL ha fornito un apporto consistente ma non sufficiente; ci sfugge, infine, il contributo di firme apportato dalla Lega Nord, nonostante gli impegni solennemente presi, per esempio da Roberto Cota in una affollata conferenza stampa, il 27 agosto, al Bar Norman di Torino.
Dopo i fatti di ieri, non c’è più l’alibi di Berlusconi e il governo puo’ e deve mettere mano a quelle riforme, prima fra tutte quella per la responsabilità civile dei magistrati per dolo e colpa grave, richieste peraltro anche dall’Europa. Sarà anche un bel banco di prova per Matteo Renzi, che aveva rifiutato la firma dei referendum con il comodo escamotage “Se ne deve occupare il Parlamento”.
Infine, un doveroso ringraziamento ai militanti radicali ma anche a quelli del PDL che hanno cercato di inverare lo strumento della democrazia diretta; in questi tempi di disimpegno, rassegnazione e becero qualunquismo, è stato comunque un tentativo prezioso.
Torino, 28 novembre 2013
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