Vai al contenuto

Manfredi: Legge Fini-Giovanardi, Presidente Emerito Ciampi, nulla da dichiarare? E il Presidente Letta, che ha mandato allo sbaraglio l’Avvocatura dello Stato?

Giulio Manfredi (Direzione Radicali Italiani):

Atteniamoci alle carte. Il 30 dicembre 2005 l’allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi firmò un decreto-legge (n. 272/2005) di soli sei articoli riguardanti cinque materie diverse, fra le quali il finanziamento con lotteria delle imminenti Olimpiadi Invernali di Torino e la sospensione delle pene detentive per i cittadini tossicodipendenti sottoposti a programma di recupero.

Il successivo 21 febbraio 2006, sempre Ciampi promulgava la legge di conversione del suddetto decreto-legge (legge 49/2006, sedicente “Fini-Giovanardi), che conteneva al proprio interno la riscrittura del Testo Unico sugli stupefacenti, con l’equiparazione delle pene inerenti le cosiddette “droghe leggere” a quelle delle cosiddette “droghe pesanti” (da una pena minima di due anni e massima di sei si passava a una pena minima di sei e massima di venti); tutto questo era stato ottenuto dalla premiata coppia Fini-Giovanardi senza dibattito parlamentare, imponendo il voto di fiducia a un Parlamento in via di scioglimento per le imminenti elezioni politiche. E tutto questo sotto il titolo “Disposizioni per favorire il recupero di tossicodipendenti recidivi”. Alla faccia del recupero! La legge “Fini-Giovanardi” ha significato decine di migliaia di anni di carcere (nelle carceri italiane) per decine di migliaia di persone, italiani e non.

Ciampi, quattro anni fa, si era espresso molto chiaramente contro la funzione notarile che alcuni vorrebbero attribuire al Presidente della Repubblica, per cui la sua firma sui provvedimenti sarebbe un atto dovuto.

Alla luce di tutto questo, dopo la sentenza della Consulta di oggi, la domanda sorge spontanea: Presidente emerito Ciampi, nulla da dichiarare?

E magari qualcosa dovrebbe dichiarare anche il Presidente del Consiglio Enrico Letta.

Il capo del governo avrebbe dovuto convocare, a norma di legge, la Conferenza nazionale sulle Droghe e non l’ha fatto. Avrebbe dovuto dare il benservito al Capo del Dipartimento Antidroga, dott. Giovanni Serpelloni, e non l’ha fatto. Non contento, ha mandato allo sbaraglio l’Avvocatura dello Stato, che si è costituita in giudizio presso la Consulta per difendere (con argomenti risibili) la legge “Fini Giovanardi” … contro la quale si era espresso a tempo debito il PD!

Torino, 12 febbraio 2012

Il testo del decreto-legge originario

http://www.camera.it/parlam/leggi/decreti/05272d.htm#sthash.jiYIkMEJ.dpuf

Il testo finale

http://www.normattiva.it/atto/caricaDettaglioAtto?atto.dataPubblicazioneGazzetta=2006-02-27&atto.codiceRedazionale=006G0053&currentPage=1

Così parlò Ciampi:

“Io non do consigli a nessuno, meno che mai a chi mi ha succeduto al Quirinale. Ma il capo dello Stato, tra i suoi poteri, ha quello della promulgazione. Se una legge non va non si firma. E non si deve usare come argomento che giustifica sempre e comunque la promulgazione che tanto, se il Parlamento riapprova la legge respinta la prima volta, il presidente è poi costretto a firmarla. Intanto non si promulghi la legge in prima lettura: la Costituzione prevede espressamente questa prerogativa presidenziale. La si usi: è un modo per lanciare un segnale forte, a chi vuole alterare le regole, al Parlamento e all’opinione pubblica”.

(Carlo Azeglio Ciampi intervistato da Massimo Giannini di “Repubblica”, 23 novembre 2009)