Giulio Manfredi (Direzione Radicali Italiani, segretario Associazione radicale Adelaide Aglietta):
La legge deve essere eguale per tutti e, quindi, sia rispetto alle indagini sulle firme raccolte a sostegno delle liste alle ultime regionali sia rispetto alla cosiddetta “Rimborsopoli” non devono esistere zone d’ombra o di impunità, a sinistra come al centro come a destra. D’altronde, l’accuratezza e l’incisività dimostrata dalla Procura di Torino in occasione del “caso Giovine” – per esempio, con l’utilizzo dell’aggancio delle celle telefoniche dei cellulari per dimostrare la presenza o meno dei Giovine in un dato luogo – avrebbe dovuto mettere sull’avviso tutti gli aspiranti autenticatori di firme sull’opportunità di fare le cose per bene.
Cio’ doverosamente detto, ribadiamo che occorre distinguere il piano delle responsabilità penali da quello relativo alla ricaduta dell’eventuale falsificazione di firme – tutta ancora da dimostrare – sui risultati elettorali. Qui vale la “prova di resistenza”, cioè occorre verificare se togliendo le firme che risultassero eventualmente false o comunque irregolarmente raccolte, le liste oggetto di indagine avrebbero potuto essere comunque presentate; non solo, se tali liste sono state o meno determinanti per la vittoria di Chiamparino.
Rispetto al “caso Giovine”, la “prova di resistenza” fu più semplice da verificare perchè si trattava di falsi ed irregolarità relativi direttamente alla sola lista dei candidati e perchè i voti di Giovine furono determinanti per la vittoria di Cota: saltando la lista di Giovine, saltò anche Cota.
Torino, 27 ottobre 2014
Il precedente con le sentenze del “caso Giovine” a questo link: