Dichiarazione di Silvio Viale, ginecologo e consigliere comunale a Torino, sulla chiusura della maternità di Susa:
Leggo che secondo il sindaco di Susa, Sandro Plano, le ragioni economiche non sarebbero da considerare. Probabilmente nemmeno quelle legate alla sicurezza, che consigliano di ridurre al minimo gli inevitabili rischi connessi alla sala parto. Per le ragioni economiche, basterebbe che basti citare i costi di una equipe, 24 ore su 24, per meno di un parto ogni tre giorni. Per quelle sulla sicurezza, si potrebbe cominciare a vedere dove hanno partorito le circa 50 donne residenti a Susa e le poco più di cento dell’alta valle, che hanno avuto un figlio nel 2013. So già la risposta del sindaco. Per Plano vi sarebbe una sorta di “complotto”, per cui le donne sarebbero state “indirizzate o trasferite con scuse discutibili”. L’idea che possano essere solo semplicemente state “informate” non lo accarezza nemmeno, ma sarebbe interessante vedere quale consenso informato Plano sottoporrebbe alle partorienti per rimanere a Susa. In spirito “NO TAV”, Plano potrebbe proporre un progetto per una “casa del parto”, gestita da ostetriche e possibilità di parto a domicilio, con una valutazione e selezione delle candidate. Del resto, già oggi vi è di fatto una valutazione preliminare per potere partorire a Susa. Quello che non è più possibile, come per la TAV, è tenere alzata la maschera dell’intransigenza localistica a prescindere da ogni considerazione di interesse generale. Altro che 500 parti, poco più di un parto al giorno, la soglia di sicurezza dovrebbe essere portata ad almeno mille parti, che sono tre parti al giorno, dei quali uno è un cesareo. Quindi, almeno per i parti, dico a Plano: basta confusione e giù la maschera!
Torino, 16 novembre 2014