Care compagne, cari compagni,
l’anno di attività che abbiamo alle spalle è stato molto lungo, pieno di attività, di cose fatte e di cose iniziate e da portare a termine. Questo Congresso, però, deve avere la capacità di staccarsi dal contingente per riflettere sull’esperienza dell’Associazione Aglietta, dalla sua fondazione, 15 anni fa.
Dal 2000 al 2005 l’Associazione Aglietta è stata sostanzialmente la seconda gamba dell’organizzazione radicale a Torino e in Piemonte; la prima gamba era il gruppo consiliare in Regione Piemonte, con tutto quello che comporta avere un gruppo consiliare (personale a tempo pieno, fondi e strutture). Radicali Italiani nacque praticamente nello stesso periodo dell’Associazione Aglietta e si caratterizzò in quegli anni in modo netto sotto la conduzione di Daniele Capezzone; giova ricordare che nei confronti della segreteria Capezzone, l’Associazione Aglietta svolse sempre una funzione di opposizione critica, pur attuando tutte le iniziative promosse da Radicali Italiani.
Con la perdita del gruppo consiliare, l’Associazione iniziò una lunga marcia, che continua tuttora, dovendo confrontarsi sempre con risorse scarse sia finanziarie che militanti. Nonostante questo, e grazie a un gruppetto di persone tenaci, riuscimmo a stare a galla. Tra le tante iniziative, ricordo solamente l’iniziativa di Viale sulla pillola abortiva; la campagna per il Tibet nel 2008 in occasione delle Olimpiadi di Pechino; il fatto che, comunque, con la Rosa nel Pugno, avevamo un deputato radicale piemontese (Bruno Mellano); l’incardinamento di tutti gli strumenti di democrazia diretta sui più vari argomenti (narcosale, anagrafe eletti, unioni civili, testamento biologico). Risalgono al 2009 i primi contatti con il Partito Democratico. Ricordo anche la ripresa delle attività ad Asti, grazie a Salvatore Grizzanti e il gruppo che lavorava a Novara intorno a Nathalie Pisano.
Il tutto è avvenuto dovendo fare i conti, comunque, con un Partito Radicale transnazionale sempre più evanescente e con Radicali Italiani, che, con la dipartita di Capezzone, ha sicuramente perso peso politico (rimpiango Capezzone? Non lo rimpiango, prendo atto e vi chiedo di prendere atto di un dato a parer mio incontestabile).
Arriviamo alle elezioni regionali del 2010 e prendiamo una mazzata che credo nessuno di noi si aspettasse: lo 0,7%, il risultato peggiore di tutte le elezioni in cui i radicali si sono presentati in Piemonte. Riusciamo a tenere l’Aglietta in piedi, agganciandoci subito all’iniziativa di Mercedes Bresso che contesta subito la legalità delle elezioni (e recuperando 10.000 euro di risarcimento, versati a Roma, grazie all’avvocato Alberto Ventrini), riproponendo le azioni popolari, aiutando Viale ad essere eletto consigliere comunale, dichiarandoci fin dall’inizio “pro Renzi” (il Renzi perdente contro Bersani)… intanto arriva il 2013, le elezioni politiche, perdiamo tutti i parlamentari, siamo accusati dall’attuale segretaria di Radicali Italiani di avere boicottato la raccolta firme sulle liste di “Amnistia Giustizia e Libertà”, il responsabile della consegna delle firme in tribunale (Bruno Mellano) tronca qualsiasi rapporto politico con l’Associazione Aglietta senza sentire la necessità politica prima che personale di relazionare ai compagni con cui ha lottato per 27 anni su quello che è successo al momento della presentazione delle liste … nonostante questo andiamo avanti, siamo la prima provincia come numero di firme sulla proposta di legge per l’eutanasia legale e la terza città d’Italia (dopo Roma e Milano e a pari merito con Napoli) sulla raccolta firme sui referendum.
Facciamo tutto questo tentando sempre di promuovere nuova classe dirigente: ho già fatto i nomi di Nathalie Pisano e Salvatore Grizzanti, aggiungo quello di Domenico Massano.
Arriviamo a un anno fa, quando assumo la segreteria dell’Aglietta dicendo chiaramente che lo facevo per spirito di responsabilità, ma la vivevo come una sconfitta, perché la mia elezione significava la mancanza di ricambio.
I primi sei mesi della mai segreteria sono stati condizionati, giocoforza, dalla scadenza delle elezioni regionali anticipate, che la tenacia (e i 200.000 euro investiti …. a proposito di “giustizia di classe”) di Mercedes Bresso avevano ottenuto: abbiamo martellato ancora su Giovine (ricordiamolo, almeno noi: la maggioranza di centro-destra del passato Consiglio ha avuto la faccia tosta di far ricoprire il posto di Giovine da Sara Franchino, la sua compagna che era uno dei candidati delle lista dichiarata falsa dai tribunali della Repubblica!); abbiamo martellato ancora sul garante carceri (e in zona Cesarini il Consiglio ha nominato Bruno Mellano); abbiamo martellato sulla trasparenza (costringendo il “nemico” Cota a pubblicare finalmente integralmente la delibera sul grattacielo della Regione … mentre non siamo riusciti ancora a convincere l’ “amico” Chiamparino di aggiornare il sito dedicato all’opera!) … abbiamo, infine, fatto campagna per Igor Boni nelle liste del PD (dopo che, diciamolo, Silvio Viale si era tirato da parte con grande “spirito di servizio”, battendo il chiodo per la terza volta, dopo che nel 2005 non ci eravamo presentati e nel 2010 ci siamo presentati senza di lui), non riuscendo a convincere né Mina Welby né la mia collega d’ufficio ( e quindi tantissime persone assieme a loro) che votare Boni non era votare questo PD, ma un PD diverso e migliore …. E non votare Boni era, invece, tenersi questo PD piemontese, che si è schierato gattopardescamente con Renzi, con le stesse facce e gli stessi comportamenti del PCI-PDS-DS.
Dopo le elezioni regionali, mi pare che per noi dell’Aglietta tutti i nodi sono arrivati al pettine: le 1.500 preferenze prese da Igor sono state tante ma non sufficienti a farlo eleggere; il tentativo di non disperdere tutte quelle persone che avevano partecipato alla campagna elettorale è svaporato ai primi caldi estivi (e sono costretto a ricordare che nel mio intervento all’assemblea post-elettorale avevo messo le mani avanti: “o si lavorava da subito o la cosa sarebbe morta lì”; la nostra partecipazione alla “Festa del PD” è stata mediocre in una festa mediocre; ci ritroviamo ogni lunedì in quattro o cinque in questa sede senza avere la forza neppure per organizzare tavoli di raccolta firme sulla petizione comunale per l’istituzione del Piano per l’Eliminazione delle Barriere Architettoniche (PEBA), figuriamoci per altro. Non esiste quasi attività militante radicale nel resto del Piemonte; non abbiamo da tempo, da anni, nessun militante giovane, sotto i 30 anni (unica eccezione la campagna per l’eutanasia legale, ma i pochi giovani che erano venuti se ne sono andati al termine della campagna).
Corro il rischio di scambiare la mia stanchezza personale per lo stato reale delle cose? Siamo qui proprio per capire se la mia analisi è corretta o viziata di pessimismo o peggio di catastrofismo. Da parte mia ho prefigurato nella lettera di convocazione quello che mi pare il percorso più ragionevole: darci ancora sei mesi di tempo per terminare le cose iniziate, disdire questa sede che è chiaramente sovradimensionata rispetto a quello che siamo, e cessare le attività in occasione del 15° anniversario della morte di Adelaide Aglietta, nel maggio 2015 (che è anche il 15° anno di vita dell’Associazione). Se ci sono proposte alternative, si facciano avanti ma, per serietà, ogni proposta deve avere la sua faccia, la sua candidatura, il suo impegno, che non può esaurirsi nel venire una volta l’anno al congresso dell’Aglietta o nello spiegarci ogni giorno sulla mailing list o alle riunioni (quando erano frequentate) che sbagliamo tutto perché le cose da fare sono sempre altre ….
Credo che anche Radicali Italiani debba porsi il problema di una soluzione di continuità; nel mio intervento al Congresso di Chianciano ho proposto di far confluire Radicali Italiani nel Partito Radicale transnazionale, in occasione, l’anno prossimo, del 60° anniversario della sua fondazione.
Il movimento radicale rischia di rimanere ibernato in dinamiche sempre più autoreferenziali e consolatorie: la chiacchierata domenicale “Pannella Bordin”, gli articoli sul Garantista, i comitati, i comunicati .. e naturalmente facebook e twitter per sentirsi al centro del mondo, mentre invece si è al centro della propria alienazione nel mondo …
Nella sua vita Adelaide Aglietta ha fatto spesso scelte non scontate e scomode; nella sua storia anche l’Associazione Aglietta è riuscita a uscire dal conformismo, presente anche tra i radicali, non accontentandosi mai del quieto vivere e delle verità di comodo.
Riusciremo insieme a creare nuova politica, rinunciando ad officiare vecchi riti ormai morti?
Giulio Manfredi