Giulio Manfredi (Radicali Italiani) e Igor Boni (Coordinatore Associazione radicale Adelaide Aglietta):
La bozza del decreto del Ministero della Salute che norma le funzioni dell’ “Organismo statale per la Cannabis” non tiene assolutamente conto dell’esistenza di una legge dello Stato – superiore, nella gerarchia delle fonti giuridiche, al decreto ministeriale – in particolare dell’art. 17 del D.P.R. n. 309 del 1990 (Testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti). Ai sensi di tale articolo, “chiunque” voglia coltivare, produrre e commerciare cannabis lo può fare previa autorizzazione del Ministero della Sanità; il ministro “nel concedere l’autorizzazione, determina, caso per caso, le condizioni e le garanzie alle quali essa e’ subordinata, sentito il Comando generale della Guardia di finanza nonché quando trattasi di coltivazione, il Ministero dell’agricoltura e delle foreste”.
Nella bozza del “decreto Lorenzin” non sono minimamente citati né la Guardia di Finanza né tantomeno il Ministero dell’agricoltura e foreste. Ma la cosa più grave è che, mentre il testo del decreto parrebbe consentire a “chiunque”, debitamente autorizzato, di coltivare la cannabis, nell’ “Allegato tecnico” del decreto si prevede una sorta di “monopolio fiorentino”, individuando lo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze quale unico luogo in Italia di coltivazione e produzione della “sostanza attiva”. Il “monopolio fiorentino”, disposto nell’allegato di un decreto, è illegittimo perché contrasta con l’art. 17 del DPR n..309/90.
La sciatteria giuridica con cui è stato redatto il “decreto Lorenzin” costituisce un elemento in più per opporsi al passaggio delle funzioni sulle politiche antidroga al Ministero della Salute, previsto dalla bozza della “legge di stabilità”.
Torino, 22 ottobre 2015