Ieri il difensore civico regionale, avv. Augusto Fierro, ha ricevuto Giulio Manfredi (Radicali Italiani), promotore dell’ “accesso civico” per ottenere dalla Regione Piemonte la pubblicazione sul sito istituzionale delle determinazioni (con allegati elenchi nominali e relativi importi) inerenti gli incentivi assegnati ai dipendenti regionali impegnati nella realizzazione della “Sede Unica” della Regione Piemonte; per la precisione, le determinazioni dirigenziali n. 1001 (DB0700-ST0701) del 28/11/2012, n. 70 (SB0100 STS102) del 8/11/2013 e n. 161 (SB0100-STS102) del 25/11/2014 nonché eventuali altri provvedimenti relativi alla fattispecie indicata, ai sensi dell’art. 18 del D. lgs. 14 marzo 2013, n. 33. L’importo totale delle tre determinazioni è pari a 1.323.552,60 euro.
Il 12 febbraio 2016 il capo di gabinetto della Giunta Regionale, Dott. Luciano Conterno, aveva risposto all’ “accesso civico” non accogliendolo né rigettandolo, ma congelandolo, avendo l’amministrazione regionale richiesto (già il 28 ottobre 2015) un parere all’Autorità nazionale Anticorruzione sulla natura dei compensi incentivanti dopo che la Cisl/Funzione Pubblica aveva richiesto gli stessi provvedimenti con un “accesso agli atti”, ai sensi della L. 241/90.
L’avv. Fierro ha consegnato un’esaustiva memoria (allegata) all’esponente radicale, da cui emerge la non competenza del difensore civico regionale sulla materia dell’ “accesso civico”. Nella memoria sono, invece, elencate le fonti normative che legittimano l’intervento dell’Autorità nazionale Anticorruzione a tutela del rispetto delle regole sulla trasparenza amministrativa.
Al termine dell’incontro il difensore civico regionale ha comunicato che avrebbe scritto a sua volta all’Autorità nazionale Anticorruzione per sollecitare il suo parere sulla questione.
Giulio Manfredi (Radicali Italiani):
“Ringrazio il difensore civico regionale sia per la disponibilità dimostrata sia per la memoria prodotta, che testimonia l’approfondimento svolto dai suoi uffici.
Né io né i radicali abbiamo le disponibilità economiche per promuovere un ricorso al TAR; il legislatore ha creato l’istituto dell’ “accesso civico” proprio per creare un percorso alternativo, più rapido e meno oneroso per i cittadini, rispetto alla giustizia amministrativa. Continuo a ritenere le due righe dell’art. 18 del d. lgs. n. 33/2013 semplici e chiare, senza bisogno di interpretazioni di sorta.
Purtroppo, il mio caso dimostra che di fronte alla mancata (o inadeguata) risposta dell’amministrazione all’accesso civico, il cittadino è impotente. L’unica speranza è riposta nell’Autorità nazionale Anticorruzione, a cui avevo già segnalato il caso (segnalazione n. 2145 del 1/12/2015) e a cui oggi l’ho nuovamente segnalato con gli aggiornamenti (segnalazione n. 2463 del 2/03/2016)”.