Alla notizia della sentenza del Tribunale Penale dell’Aja, che ha condannato l’ex leader serbo-bosniaco Radovan Karadzic a 40 anni di carcere per il reato di genocidio compiuto a Srebrenica nel luglio 1995, gli esponenti radicali torinesi Igor Boni e Giulio Manfredi hanno dichiarato:
Si tratta di una sentenza importante, anche se arriva a 21 anni di distanza dal massacro di Srebrenica. La sentenza arriva a chiudere e a coronare un grande lavoro istruttorio compiuto in questi anni, sotto traccia, dal Tribunale Penale Internazionale ad hoc per i crimini commessi nell’ex Jugoslavia. Ma il verdetto di oggi non è solo importante per i crimini passati; è importante per i crimini presenti e futuri, perché testimonia che la giustizia internazionale, con tutti i suoi ritardi, con tutte le sue incertezze e lacune, esiste, opera e riesce a chiudere il cerchio.
Lo diciamo pensando ai crimini contro l’umanità compiuti dall’Isis; lo diciamo pensando ai crimini contro l’umanità compiuti dal dittatore siriano Assad.
Speriamo che qualche media si ricordi, nel dare la notizia della sentenza Karadzic, che tutto nacque, nel 1993, dall’intuizione di Marco Pannella, di Emma Bonino, di Olivier Dupuis, dei semplici militanti del Partito Radicale transnazionale (tra cui anche i sottoscritti), che vollero ed ottennero (a dispetto dell’incredulità e indifferenza generali) l’istituzione del Tribunale Penale ad hoc per l’ex Jugoslavia, per il Ruanda e, in seguito, della Corte Penale Internazionale per i crimini contro l’umanità.