Giulio Manfredi (Radicali Italiani):
Quando era il potente capo del Dipartimento Antidroga, sotto il regno di Berlusconi e Giovanardi, Giovanni Serpelloni ha costantemente dovuto far fronte alla denuncia radicale sulla sua gestione del Dipartimento (il cosiddetto “tecno-proibizioniasmo”), tutta improntata alla moltiplicazione di siti web, pubblicazioni, convegni internazionali, di cui ancora oggi attendiamo la dimostrazione di una reale utilità pratica nella sbandierata “lotta alla droga”.
Ciò detto, oggi, per il cittadino Giovanni Serpelloni arrestato per concussione e turbativa d’asta, vale la stessa presunzione d’innocenza che vale per tutti gli altri cittadini italiani.
Semmai, la vicenda giudiziaria di Serpelloni ha almeno permesso all’opinione pubblica di apprendere dell’esistenza del Dipartimento Nazionale Antidroga. Perché è vero che dopo l’ “overdose Serpelloni” siamo passati alla calma mortifera attuale.
Matteo Renzi ha mantenuto le deleghe sulle tossicodipendenze, affidando il Dipartimento al coordinamento di una dirigente ministeriale, l’avvocato Patrizia De Rose, assolutamente digiuna della materia.
Risultati: la sesta Conferenza nazionale sulla droga, che avrebbe dovuto tenersi già nel 2012 (ex art. 1, comma 15 del D.P.R. 309/90) non è stata ancora calendarizzata; la Consulta degli esperti e degli operatori sociali (ex art. 132 del D.P.R. 309/90) è ancora quella nominata da Giovanardi nel 2009.
Ciliegina sulla torta, l’ultima notizia sul sito del Dipartimento è che hanno dovuto revocare per autotutelarsi il decreto sui progetti su “prevenzione e contrasto del disagio giovanile”.
Dopo il maldestro tentativo di fine 2015 di affidare tutta la materia alla Lorenzin (quella che nemmeno un anno fa dichiarava che “l’eroina è sparita dalle strade”), Renzi troverà finalmente il tempo di affidare il Dipartimento Antidroga a una persona in grado quantomeno di adempiere a quanto prevede la legge?