Visita di Grimaldi (Sel-SI), Boni e Manzi (Radicali Italiani) al Carcere di Vercelli: lavoro e musica fuori dalle sbarre
Vercelli, 10 febbraio 2017 – Nella giornata di oggi Marco Grimaldi, capogruppo di SEL-SI in Consiglio regionale, e Silvja Manzi e Igor Boni, direzione nazionale di Radicali Italiani, si sono recati in visita alla Casa circondariale di Vercelli, dopo un colloquio preliminare con la “Garante dei diritti delle persone private della libertà personale” del comune, Roswitha Flaibani.
Sono stati accolti dal direttore della Casa di reclusione di Saluzzo, Giorgio Leggieri, che sostituiva la direttrice Tullia Ardito, oggi fuori sede.
Sono – a oggi – presenti nell’Istituto (su 230 posti regolamentari) 275 detenuti (127 italiani) di cui 24 donne. Il personale effettivo è di 149 unità (su un organico di polizia penitenziaria di 232 previsti e 15 amministrativi previsti) e 3 educatori (su 6 previsti), un capo area, e diversi medici dell’ASL vercellese.
La delegazione si è trattenuta diverse ore a parlare con detenuti, agenti penitenziari e personale amministrativo e sanitario, seguendo i lavori di ritinteggiatura (a opera degli stessi detenuti) che in queste settimane stanno coinvolgendo molti dei piani della palazzina degli anni ’80. Purtroppo il quinto piano è l’unico interamente ristrutturato, automatizzato e dotato di impianto di sorveglianza, ma non essendo stato ristrutturato il tetto, le infiltrazioni stanno già deteriorando parte dell’opera svolta.
Rimangono i problemi alle tubazioni e agli impianti di riscaldamento; la buona notizia pare essere l’arrivo di un’azienda che dal 1° febbraio si occuperà del check-up energetico e della rifunzionalizzazione degli impianti di quattro carceri piemontesi, tra i quali proprio Vercelli.
Malgrado il rapporto con l’Asl sia quotidiano e le condizioni riportate sono nella media italiana (per uso di psicofarmaci e terapie di mantenimento delle tossicodipendenze) rimane allarmante, come in altre situazioni carcerarie, l’assenza di specifiche cure odontoiatriche.
Inoltre, i recenti fatti riportati da alcuni organi di informazione locali non sembrano essere dipesi dal regime aperto, come alcune sigle sindacali hanno riportato, ma da ordinarie conflittualità tra detenuti.