LEGGE ELETTORALE/RADICALI DENUNCIANO: DAL 2014 IN ATTESA DI AUDIZIONE SULLA PETIZIONE POPOLARE PER UNINOMINALE E MAGGIORITARIO IN PIEMONTE
Uno schieramento ampio, formato da Radicali, esponenti PD e di altre associazioni di ispirazione liberale, nonché da esponenti dell’UNCEM, presentarono il 22 dicembre 2014 una petizione popolare per chiedere la discussione in Consiglio regionale di una riforma elettorale uninominale e maggioritaria che elimini il listino e il voto di preferenza e divida il territorio regionale in 50 collegi dove vince chi prende più voti. Da allora, malgrado numerosi solleciti, nessuna risposta e nessuna convocazione in audizione come invece è previsto dallo Statuto regionale.
Dichiarazione degli esponenti radicali Silvio Viale e Igor Boni
“In certi casi, con artificio retorico, si comincia una dichiarazione dicendo ‘senza alcuna polemica …’ No! In questo caso la polemica c’è, eccome! Inammissibile che vi sia uno strumento di partecipazione dei cittadini, previsto dallo Statuto della Regione, utilizzato da molti esponenti della politica piemontese ai quali non si dà nemmeno la parola come invece sarebbe previsto. Sono passati 4 anni! 4 anni di inerzia in consiglio regionale dove non si è discusso come sarebbe stato necessario della modifica delle regole del gioco. Oggi, come sempre, si arriva alla fine del percorso riprendendo il dossier ‘legge elettorale’ ma stando attenti a che nessuno disturbi il dibattito chiuso nelle aule del palazzo. Noi non ci stiamo e torniamo alla carica. Vogliamo che sia discussa la nostra proposta, vogliamo che sia data voce a chi ha sottoscritto la petizione popolare, per ribadire la volontà di mantenere l’elezione diretta del Presidente della Regione, per abolire il listino collegato al candidato alla presidenza, per costruire un sistema che non metta in concorrenza con le preferenze chi sta nello stesso partito alimentando clientele e familismo e per suddividere l’intero territorio regionale in 50 collegi uninominali – nei quali eleggere, con sistema maggioritario, un consigliere per collegio – seguendo un criterio che contemperi il numero di abitanti con l’estensione territoriale. Un sistema peraltro che avrebbe tolto molti alibi a chi oggi sostiene l’uscita dal Piemonte del VCO” .