“Alla manifestazione del 12 ci saremo per chiedere che si indica il referendum entro febbraio e per sapere se i promotori della manifestazione sono con noi su questa iniziativa”
Esattamente 60 giorni fa, il 12 novembre 2018, dopo il successo della manifestazione SiTav, +Europa e Radicali Italiani hanno depositato, secondo lo statuto della Città di Torino, una petizione popolare con 1000 firme di torinesi (ne bastavano 300) per chiedere al Consiglio comunale di indire un referendum consultivo sul proseguimento dei lavori della linea Torino-Lione.
Dichiarazione di Igor Boni (coordinatore dell’Associazione radicale Adelaide Aglietta) e di Andrea Maccagno (coordinatore del Gruppo +Europa Torino):
“Il fatto che dopo 60 giorni nulla sia accaduto, che i promotori non siano stati in alcun modo contattati dal Comune di Torino, è un fatto grave. Entro febbraio il Consiglio comunale deve indire il referendum per garantire ai torinesi di esprimersi. Ci pare che questa assenza di risposte abbia il solo obiettivo di superare la scadenza semplicemente non facendo nulla. Noi non ci stiamo, come non ci stiamo ad una ridicola analisi costi-benefici che continua a non essere resa pubblica per paura delle conseguenze. Questa maggioranza grillina, che si è riempita la bocca per anni sulla partecipazione popolare e il coinvolgimento dei cittadini, per una volta lo faccia davvero. Vogliamo sapere dai torinesi se la posizione assunta dal Consiglio comunale sul TAV li rappresenta o se vogliono in maggioranza che i lavori vengano completati, consentendo alla città e alla nostra regione di rimanere agganciati all’Europa con una linea di trasporto di merci e persone all’avanguardia. Vogliamo la TAV perché è una scelta ambientale, che avrebbe risvolti assai positivi con una drastica riduzione di emissioni e inquinanti che oggi sono elevatissime anche grazie al trasporto su gomma che deve essere ridimensionato radicalmente.
Su questa iniziativa popolare, sulla richiesta di referendum, che dicono i promotori della manifestazione? Sono con noi o anche loro preferiscono attendere e non sentire cosa pensano i torinesi?”