Alla conferenza stampa sono intervenuti: Giulio Manfredi (Giunta Associazione Aglietta); Silvja Manzi (Direzione Radicali Italiani); Alberto Ventrini (avvocato, estensore dell’esposto, Giunta Associazione Aglietta); Silvio Viale (presidente Comitato nazionale Radicali Italiani).
Giulio Manfredi:
Il caso fa bene le cose. Nel ventennale di vita dell’Associazione Aglietta, presentiamo l’ennesima iniziativa per il ristabilimento della legalità in materia elettorale, un filone che ha l’Associazione Aglietta ha perseguito fin dalla sua nascita, nell’anno 2000. Ricordo brevemente le “azioni popolari” (i ricorsi dei cittadini al tribunale ordinario) per far sancire l’incompatibilità di Nicoletta Albano, Vincenzo Tomatis, l’allora potentissimo ed intoccabile Rolando Picchioni, Roberto Cota, Gianluca Buonanno, E l’anno scorso abbiamo esportato il nostro “know how” in Sardegna, aiutando i radicali sardi a sollecitare il governatore Christian Solinas a dimettersi da senatore. Tutto questo grazie al lavoro dell’avvocato Alberto Ventrini e del compianto avvocato Antonio Polito. Non basta: dal 2010 al 2014 l’avvocato Ventrini, su delega di Marco Pannella, rappresentò i radicali nel ricorso vittorioso promosso da Mercedes Bresso per l’annullamento delle elezioni regionali piemontesi del 2010, vinte da Roberto Cota con l’aiuto delle liste farlocche di Michele Giovine.
Ricordo quella vicenda anche per due motivi attuali: il braccio destro di Michele Giovine era allora l’avvocato Sara Franchino, che ritroviamo a Moncalieri come avvocato della Lega. E per quanto mi riguarda la molla che mi ha fatto intraprendere questa ennesima iniziativa per la legalità è stato un articolo de “La Stampa”. Allora, nel 2010, lo ricordo bene, una grande pagina in cui erano messe a confronto le firme autentiche di alcuni candidati della lista di Michele Giovine con le firme riportate sui moduli di accettazione di candidatura: la differenza era evidente e palese. Rispetto a Moncalieri, l’articolo di Giuseppe Legato e Massimiliano Rambaldi apparso su “la Stampa” del 27 agosto 2020, dove si dà notizia che uno dei candidati nella lista della Lega alle elezioni comunali di Moncalieri, il signor Stefano Zacà, ha fatto ricorso contro la sua eclusione dalla lista, attuata cancellando a penna il suo nome dall’elenco dei candidati sui moduli di raccolta firme, dopo che tali firme erano state raccolte.
Se quanto denunciato da Zaca’ corrisponde al vero si tratta di “falsificazione materiale mediante alterazione e/o sostituzione di atto vero destinato ad operazione elettorale”, di cui all’art. 90, comma 3, del DPR 570/1960… ma ne parlerà meglio l’avvocato Ventrini.
Il mio problema è che, come nel 2010, pare che il 27 agosto 2020, e poi il 29 agosto e il 2 settembre, la Stampa sia stata letta solo dai radicali. Tranne naturalmente Zacà (che ha fatto ricorso non per fare rilevare la falsificazione elettorale ma per essere reintegrato nella lista), a Moncalieri, non un candidato a sindaco, non una lista, non un partito, non un candidato di lista hanno alzato il ditino per dire “scusate, forse c’è un problema grosso come una casa nella presentazione della lista della Lega”… perché, o la Lega ha raccolto le 67 firme necessarie per la presentazione su moduli dove non è presente nell’elenco dei candidati, il nome di Stefano Zacà (e allora tutto bene) oppure i moduli di raccolta firme che la Commissione elettorale ha accettato senza eccepire nulla sono quelli dove il nome di Stefano Zacà è stato cancellato a penna; si tratterebbe di una manomissione inammissibile, il modulo e le firme relative sarebbero nulle (e allora la lista della Lega doveva essere respinta per mancanza del numero delle firme necessarie).
E trovo francamente inspiegabile che né il TAR né il Consiglio di Stato, nelle loro sentenze, abbiano eccepito nulla sulla questione fondamentale della falsificazione dell’elenco dei candidati sui moduli di raccolta firme. Nella sentenza della Sezione Terza del Consiglio di Stato è riportato uno stralcio della sentenza della stessa Sezione n. 1981/2016 che, a parer mio, inequivocabile: “l’incongruenza tra la lista dei candidati riportata nell’atto principale e quelle riportate negli atti separati di sottoscrizione” vizia la presentazione della lista, perché impedisce “di attribuire ai sottoscrittori della lista l’univoca volontà di sostenere la lista, nella sua composizione definitiva”. Partendo da tali basi giuridiche, non si capisce come sia stato possibile al Consiglio di Stato imporre a un partito politico di presentare un candidato che quel partito ha deciso (per motivi contestabili politicamente ma che non possono essere contestati giuridicamente) di non voler più mettere in lista. La lista di cui discutiamo si chiama “Lega Salvini Piemonte”, non si chiama “Lista Stefano Zacà”. Davvero, rispetto alla sentenza del Consiglio di Stato, è stata peggio la toppa del buco.
Alberto Ventrini:
La falsificazione mi pare evidente ed è punita dal DPR n. 570 del 16 maggio 1960, comma 3 e 4. Mi pare fosse evidente anche al momento della presentazione della lista; come mai la Commissione elettorale del Comune di Moncalieri non ha eccepito nulla? Estremizzando, se accettassimo che un partito può raccogliere prima le firme dei cittadini e poi modificare la lista dei candidati a suo piacimento, uno potrebbe inserire nella sua lista i nomi più seducenti (attrici, attori, cantanti,..), raccogliere in poco tempo le firme dei cittadini e poi depennare i nomi dei vip. Presenterò l’esposto domani mattina perché oggi, per le norme anti-Covid, gli uffici preposti del Tribunale erano chiusi.
Silvio Viale:
Sicuramente l’avere fissato la data delle votazioni il 20 e 21 settembre, costringendo le liste a raccogliere le firme sotto Ferragosto non ha agevolato le regolari procedure elettorali.
Silvja Manzi:
I radicali non hanno interessi particolari da difendere nel caso di Moncalieri; non sono presenti liste radicali. Come sempre, siamo spinti ad intervenire a tutela dell’interesse generale. Abbiamo sempre contestato le modalità astruse e ormai superate della raccolta firme per le elezioni; per esempio, rispetto alle autenticazioni delle firme, potrebbe essere fatta valere l’autocertificazione, con controlli a campione. Tutti gli altri partiti si sono sempre disinteressati della questione e tutti gli altri partiti, chi più chi meno, sono poi incorsi in violazioni della legge elettorale nella fase di presentazione delle candidature. Chiediamo alla magistratura di verificare quanto è successo a Moncalieri.
I giornalisti presenti hanno chiesto se un eventuale accoglimento dell’esposto comporterà un annullamento delle elezioni comunali di Moncalieri.
Risponde Silvja Manzi: l’annullamento delle elezioni è possibile. E’ stato già detto del “caso Giovine” in Piemonte ma ricordo anche il precedente delle elezioni regionali in Lombardia del 2010. In quel caso i radicali Marco Cappato e Lorenzo Lipparini contestarono la falsificazione delle firme a sostegno del listino del presidente Roberto Formigoni. Il Tribunale accolse il ricorso radicale e nel 2014 si svolsero nuove elezioni regionali.
Qui l’esposto presentato e gli articoli de “La Stampa” sulla vicenda.