Questo weekend Filippo Ceragioli, dell’Associazione radicale Adelaide Aglietta, ha partecipto al Congresso Nazionale della Fiap, convocato a Milano per il 20 e 21 ottobre. Di seguito il nostro intervento:
L’Associazione radicale Adelaide Aglietta è prevalentemente attiva a Torino e si appresta nel 2025 a celebrare i venticinque anni di attività, ma arriva da molto lontano. La sua storia e la sua militanza sono figlie del Partito Radicale. Oggi l’Aglietta è una delle associazioni riconosciute dal movimento politico Radicali Italiani e cerchiamo di portare nel locale quelle che sono le problematiche, le urgenze e le visioni che il mondo ci pone. “Pensiamo globale, agiamo locale” non è solo il nostro motto, ma un concreto modus operandi. Dall’integrazione europea all’ambiente, dai diritti alla giustizia, dalla laicità al carcere. Sono molti i temi di cui quotidianamente ci occupiamo con lo sguardo radicale. Quello di chi, forse troppo spesso, viene visto come un idealista visionario.
Verrebbe scontato chiedere perché un’associazione così politica ha deciso di iscriversi alla FIAP. Oggi, c’è ancora bisogno di dirlo: siamo antifascisti. La FIAP, rispetto ad altre associazioni partigiane, valorizza il contributo che il socialismo liberale di Giustizia e Libertà, che il Partito d’Azione, l’antifascismo liberal-radicale, gli anarchici e gli indipendenti hanno portato alla lotta alla Liberazione.
Il fascismo di ieri non può tornare, ma la democrazia e la libertà, una volta conquistate non sono per sempre e piccole azioni e interventi sono indispensabili per fare in modo che gli ideali su cui è nata la nostra Repubblica siano più vivi che mai. La storia e l’azione sono lo strumento migliore per combattere le nostalgie e le alterazioni della verità storica.
La nostra adesione alla FIAP arriva dopo il 25 aprile 2022. Nel pieno della guerra in Ucraina un diktat dall’ANPI contro le bandiere della NATO durante le celebrazioni della Festa della Liberazione ci ha fatto sentire in dovere di reagire. Nel considerare il divieto preventivo una delle cose più illiberali e nel continuare a ribadire che la Resistenza non è dominio dell’ANPI abbiamo deciso di portare il vessillo dell’Alleanza Atlantica insieme alle bandiere dell’Ucraina, viste anche le dichiarazioni sulla guerra.
All’arrivo al punto di partenza del corteo una cordata di volontari dell’ANPI voleva impedirci di entrare nella manifestazione, per fortuna il supporto e l’aiuto delle forze dell’ordine ci hanno permesso di partecipare. E quando alla fine del corteo il partigiano e avvocato Bruno Segre nella sua consueta orazione ha ricordato come “la nostra Resistenza sia oggi idealmente in Ucraina” le bandiere blu e gialle sventolavano tra i nostri pochi applausi.
Nella notte un centro sociale per rappresaglia ci ha imbrattato la sede con una vernice rosso sangue rivendicando poi il gesto sui social (stessa sorte toccata al Partito Democratico).
Da lì abbiamo avviato le pratiche per l’adesione alla FIAP, cercando di portarla in alcune manifestazioni a cui siamo soliti partecipare. Abbiamo fatto qualche attività in questi due anni. Potevamo fare di più, e la nostra promessa e che faremo di più.
Il 18 dicembre eravamo con le istituzioni e la cittadinanza a ricordare il centesimo anniversario della strage di Torino che, appunto il 18 dicembre 1922, mostrò chiaramente di che pasta fosse fatto il fascismo e le squadracce, a Torino capitanate da Pietro Brandimarte. La ferità di quella strage tutt’oggi Torino se la porta dentro e fin da subito non l’ha perdonata. Nelle sue poche visite nella città Mussolini ha sempre cercato di giustificare la propria debacle sull’accoglienza e la freddezza dei torinesi. Dichiarò la prima volta “se in dodici mesi sono riuscito a farmi ascoltare, l’anno prossimo mi applaudiranno”. E nella sua seconda visita “Si dice che il Piemonte è freddo. Non è vero. Il Piemonte è serio. La differenza è sostanziale.”
In occasione della Festa della Liberazione 2023 abbiamo annunciato in una conferenza stampa la nostra partecipazione al corteo del 25 aprile con le bandiere iraniane e ucraine e abbiamo chiesto, inascoltati, all’ANPI e al Comune di Torino, di dedicare la nostra Festa della Liberazione alla resistenza ucraina. Affinché ci sia, come abbiamo più volte ribadito e non ci stancheremo mai di fare, un 25 aprile anche per l’Ucraina.
Il 20 settembre eravamo davanti al monumento dedicato alle Leggi Siccardi a Torino, l’unico monumento dedicato alla laicità in Italia a ricordare la laicità dello Stato, la Breccia di Porta Pia e gli ingiuriosi Patti Lateranensi.
Qualche altra piccola attività. Il prossimo anno vorremmo fare di più e vorremmo riprendere una questione che abbiamo aperto e portato avanti in totale solitudine. Quello che abbiamo definito il “Caso Pezzana”. Nell’estate del 2021 abbiamo scoperto che Pezzana, un piccolo comune del vercellese, in una recente pubblicazione riportava Benito Mussolini tra i cittadini onorari. Una consuetudine all’epoca del fascismo, su cui tuttavia abbiamo chiesto prontamente una presa di posizione. Con un’istanza abbiamo chiesto al consiglio comunale di Pezzana di rimuovere la cittadinanza onoraria a Benito Mussolini, ma il consiglio comunale ha di fatto ri-dato, confermandola in una delibera, la cittadinanza onoraria al Duce.
Nel testo della delibera si legge che “togliere la menzione di Mussolini dall’elenco delle persone cui è stata conferita la cittadinanza onoraria costituisca una evidente alterazione della storia” e che “nelle elezioni politiche del 1924, il Partito Nazionale Fascista, ottenne il 65% dei consensi, al punto di vanificare gli effetti della (all’epoca) criticata legge Acerbo che assegnava i due terzi dei seggi al partito che avesse ottenuto il 25% dei consensi” e ancora “il clamoroso successo del Partito Fascista, rappresentava l’anima del paese di quel tempo ed in questo contesto va inserita l’onorificenza rivolta ad un capo di governo che si interessava delle sorti di una piccola comunità di provincia”.
A ciò si sono aggiunte le parole del parroco di Pezzana che alla conferma della cittadinanza ha dichiarato alla stampa che Mussolini “ci ha insegnato a rispettare i caduti. Ha fatto cose giuste e altre meno. Ma il rispetto per i caduti ce lo ha insegnato lui”
L’assurdità di quel comune di poche anime nel vercellese non solo apre alla questione che molti comuni ancora oggi, talvolta inconsciamente talvolta no, ci sia Benito Mussolini cittadino onorario, ma che ci sono situazioni in cui bisogna ancora assistere da parte delle autorità civili a certe dichiarazioni e scelte. Il “caso Pezzana” è l’emblematico esempio di una mancata consapevolezza e analisi storica del fascismo e un’ideologica esaltazione di esso. Quel, sempre tra le righe, “ha fatto anche cose buone”.
Questo caso che oggi vi abbiamo portato qui è per darvi la nostra disponibilità a collaborare a un progetto che a livello nazionale provi a inquadrare quali sono quei comuni che ancora oggi hanno attiva la cittadinanza onoraria a Benito Mussolini e chiedere, secondo gli strumenti che di volta in volta sono più adeguati, di rimuoverla.
Molti parlano di cancel culture, un termine che respingiamo in ogni sua sfaccettatura. Qui si tratta semplicemente di mettere di fronte alle istituzioni la storia e cancellare i riconoscimenti a un regime che ha distrutto il Paese.
Lorenzo Cabulliese, Giorgio Maracich e Andrea Turi (coordinatori Associazione radicale Adelaide Aglietta)
Filippo Ceragioli (referente FIAP per l’Associazione radicale Adelaide Aglietta)