Il 22 gennaio l’Associazione Radicale Adelaide Aglietta ha organizzato una visita al carcere Lorusso e Cutugno, per permettere ad un gruppo di altri cittadini non radicali, ma esperti di istruzione scolastica, di verificare l’offerta scolastica presente all’interno dell’istituto: dall’alfabetizzazione, alle scuole medie fino alle scuole superiori.
Tra i membri della delegazione c’erano Luigi Debernardi, Samuele Moccia e Giovanni Oteri dell’Associazione radicale Aglietta, Igor Boni di Europa Radicale, insegnanti di ogni ordine e grado tra cui Simone Zito recentemente fermato in Bulgaria per aver soccorso migranti in pericolo di vita per assideramento, una dirigente scolastica, Letizia Adduci, esperta delle organizzazioni scolastiche e di formazione agli insegnanti, una ricercatrice, Giulia Pizzolato, che si occupa di istruzione degli adulti migranti, una ex parlamentare, Daniela Alfonzi, che attualmente volontaria che insegna italiano ai richiedenti asilo presso una associazione.
Di questa visita i partecipanti ne hanno discusso con la dott.ssa Monica Cristina Gallo, Garante per i diritti delle Persone private della Libertà personale del Comune di Torino, riportando le impressioni avute in quasi cinque ore di verifica, accompagnati dalla vicedirettrice del carcere e con un continuo dialogo con i detenuti e i loro insegnanti.
L’Istruzione, insieme al lavoro, è un perno fondamentale attorno al quale dovrebbe ruotare l’azione di reinserimento sociale prevista dalla nostra Costituzione.
È stato quindi posto l’accento sulla scarsa presenza di detenuti nei percorsi fondamentali di alfabetizzazione e di “terza media” che sono la base per una inclusione sociale. Nei padiglioni B e C visitati, a fronte di presenze di oltre 400 detenuti per ciascuno, è stato rilevato una partecipazione alle lezioni del CPIA – Centro Provinciale per ‘Istruzione degli Adulti– di poche unità, sia per chi impara l’Italiano, sia per chi studia per conseguire la “licenza media”, un dato che non sembra limitato alla giornata ma costante, mentre sono risultati ben più frequentati e organizzati i corsi relativi alle tre scuole superiori che operano nella Casa Circondariale: gli Istituti di Istruzione Superiore “G. Plana” e “C.I. Giulio”, il Primo Liceo Artistico.
L’obiettivo, che è stato condiviso con la Garante, è quello di trovare le soluzioni per aumentare il numero di detenuti che fruiscano del servizio, tenendo presente che esistono in altri istituti scolastici che operano nelle carceri situazioni più virtuose da prendere ad esempio.
Drammatica la totale assenza di mediatori culturali, che mette in forte difficoltà il corpo insegnante non sufficientemente preparato a sostenere situazioni problematiche, se non di emergenza, come detenuti che non parlano la lingua italiana e che sono affetti da patologie. Sono stati rilevati casi di studenti diabetici, uno dei quali fortemente debilitato dalla malattia e in grado di comunicare solo in inglese.
Pochi gli educatori e pare in scarso dialogo con i docenti del CPIA da non permettere la corretta trasmissione di informazioni necessarie.
Virtuosa ma paradossale la presenza di uno studente di una classe superiore e con buona padronanza dell’italiano, che nei momenti di pausa svolge il ruolo di mediatore culturale e di interprete. Lo stesso ha segnalato in passato la mancanza di insegnamento informatico nel corso delle medie e, in altro ambito, il ritardo di mesi con cui si accede a cure specialistiche.
Nonostante anche gli studenti in carcere ne abbiano diritto, mancano completamente i rappresentanti di classe da eleggere tra i detenuti, che tuttavia non sanno nemmeno di avere questo diritto, il cui esercizio sarebbe un importante presidio di democrazia e partecipazione, fondamentale per il reinserimento sociale.
Nelle scuole superiori invece la partecipazione ai corsi è risultata essere mediamente numerosa e il funzionamento appare efficace. Gli studenti interpellati hanno espresso soddisfazione per il percorso di formazione che stanno seguendo.
L’istituto Giulio opera in tutti i padiglioni ed è un punto di riferimento scolastico diffuso, sopperendo ad un organico insufficiente con qualificati volontari del Progetto “Se non sai non sei”.
Il Primo Liceo Artistico, che opera solo nel padiglione C, ha classi frequentate in grande maggioranza da sex offender, ma con la presenza anche di detenuti comuni, al fine di contrastare i comportamenti di intolleranza questi ultimi nei confronti dei colpevoli di reati socialmente riprovevoli. L’impressione è di un successo educativo e valoriale. L’Istituto professionale ha un attrezzato e frequentato laboratorio di falegnameria.
Gli insegnanti hanno segnalato il problema della vista indebolita dei detenuti, il cui motivo di questa sarebbe la conseguenza del vivere costantemente in spazi chiusi. L’Istituto riesce in parte a risolvere questo problema fornendo agli studenti occhiali da lettura prodotti dagli studenti dell’indirizzo tecnico ottico della scuola.
Nella giornata di ingresso è stata inoltre rilevata la situazione generale del carcere, rilevando
la presenza di 1439 detenuti a fronte di una capienza di 1087.
In particolare, si segnalano i dati dei padiglioni B e C: nel padiglione B a fronte di 273 posti regolamentari sono presenti 411 detenuti, nel padiglione C a fronte di 272 posti sono presenti 423 detenuti. Sono numeri totalmente inaccettabili.
La percentuale di stranieri è di poco inferiore al 50% e i definitivi sono poco più di 2/3 del totale. Le donne sono ad oggi 105. I semiliberi e i detenuti in art.21 (lavoro esterno) sono complessivamente un centinaio. Mancano viceversa circa 190 agenti di polizia penitenziaria.
Gli educatori presenti sono 16 (di cui 5 amministrativi) su un organico di 18. Manca completamente la figura del mediatore culturale, in una struttura dove sono presenti oltre 700 cittadini stranieri di molte decine di nazionalità diverse con moltissimi di loro che non parlano italiano.
La struttura mantiene tutte le magagne che abbiamo denunciato da anni rispetto alle colonne delle docce con i muri completamente infiltrati dall’umidità e dalla necessità di ristrutturazioni straordinarie di cui non si vede traccia.
Dalla visita del 22 gennaio si traggono valutazioni completamente contrastanti. Da una parte il lavoro volenteroso svolto con passione da molti e dall’altra condizioni di sovraffollamento che non consentono alla struttura di svolgere le proprie funzioni.