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SCELLERATA SCELTA RIAPRIRE IL CPR DI CORSO BRUNELLESCHI. VIOLA LO STATO DI DIRITTO.

Oggi riapre il CPR di corso Brunelleschi nonostante il Comune di Torino, la Circoscrizione 3 e la società civile, avessero espresso la propria contrarietà.
I centri per il rimpatrio sono il simbolo del fallimento dell’approccio emergenziale al fenomeno dell’immigrazione. Strutture che dovrebbero servire a rimpatriare chi non è più detentore di un permesso di soggiorno si trasformano in luoghi di detenzione, che ignorano la tutela dei diritti fondamentali. Così dichiarano i coordinatori dell’Associazione radicale Adelaide Aglietta Enea Lombardozzi, Samuele Moccia e Giovanni Oteri.
L’abuso indotto di psicofarmaci, le precarie condizioni igienico-sanitarie, le inesistenti attività di socializzazione e le ancor meno presenti cure del personale sanitario, elementi che non possono che avere per corollario una tragedia, come quella che ha riguardato Moussa Balde nel maggio del 2021.

Il ricorso massivo allo strumento della detenzione amministrativa, che priva gli individui colpiti delle garanzie classiche del procedimento penale, è a nostro avviso incompatibile con lo Stato di diritto liberale del nostro ordinamento repubblicano.
Oltre ad essere disumane, queste politiche si rivelano inutili: non favoriscono l’esecuzione dei provvedimenti di rimpatrio, non assumono la sperata funzione deterrente, ma rafforzano il sistema che ogni anno causa la morte di migliaia di persone lungo le rotte migratorie.
Se alla luce della totale inefficacia di queste politiche, il governo sceglie di non istituire un reale piano di accoglienza e inclusione ma di perseguire questa via crudele e infruttuosa è perché è mosso da un esclusivamente approccio ideologico.
Ciò da conferma del solito modus operandi dell’attuale governo manettaro e securitario: rispondere a temi complessi con la detenzione e con l’aumento di pene.

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