Igor Boni (presidente Radicali Italiani), Giulio Manfredi (Giunta segreteria RI) e Beatrice Pizzini (coordinatrice Gruppo +Europa Torino)
Leggendo le prime righe del “documento politico del Pride”, apprendiamo che “50 anni fa, il 5 aprile 1972, un gruppo di militanti interruppe un congresso di sessuologia a Sanremo … rivendicando il primo spazio di protagonismo e parola”. Tutto vero, tutto giusto, manca solo una parola: “Fuori!”. Quei militanti erano del “Fuori!” ed erano guidati dal torinese Angelo Pezzana. Nel cinquantesimo anniversario della “prima volta” del movimento omosessuale, perché censurare sia il FUORI che Pezzana?!
Invece, nell’ultima pagina del documento, si può leggere che “sono le persone maggiormente vulnerabili che pagano il prezzo di ogni conflitto e le persone LGBTQIA+ sono tra queste, in ogni paese coinvolto dalla guerra, e prima ancora nella costruzione di campagne d’odio e di disinformazione. Siamo a fianco della comunità LGBTQIA+ Ucraina e Russia ..”. Si equipara la condizione delle persone (perché prima della “comunità” c’è la “persona”) LGBT in Ucraina e in Russia, dimenticando di dire che in Ucraina negli ultimi anni vi sono stati significativi passi in avanti nell’affermazione delle libertà sessuali e la situazione non può essere assolutamente paragonata a quella della Russia, dove la legge cosiddetta “anti-gay” (promulgata da Putin il 30 giugno 2013) punisce la diffusione di qualsiasi materiale “che susciti interesse”alle relazioni omosessuali; questo comunicato potrebbe già essere considerato oggetto di reato. Come nei peggiori documenti “pacifisti”, il “documento politico” non indica chiaramente chi è l’aggressore e chi e’ l’aggredito (il nome “Putin” è censurato alla pari dei nomi “Fuori!” e “Pezzana”)
E’ del tutto contraddittorio tale passaggio del documento con quanto scritto poco prima: “Le persone LGBTQIA+ sono ancora in troppi Paesi del mondo discriminate, perseguitate e uccise, dalla Turchia all’Afghanistan, dalla Russia alla Nigeria. Rivendichiamo il rispetto della dignità e dei diritti delle persone LGBTQIA+ ovunque vivano, e chiediamo alle istituzioni locali, nazionali ed europee di impegnarsi per la loro promozione, …. rifiutando rapporti politici ed economici con i governi nemici delle libertà e dei diritti fondamentali”.
Tutto ciò premesso, i militanti di Radicali Italiani e +Europa parteciperanno, come sempre, domani pomeriggio, al Torino Pride, sfilando quest’anno con lo striscione del “FUORI!”, con le bandiere ucraine e con cartelli dal contenuto inequivocabile, che a Mosca ci costerebbero l’arresto, il processo e la galera: FUCK PUTIN. Maneskin docet.
Ricordiamo, infine, che sul sito radicali.it è possibile firmare l’Appello “Putin all’Aja”, per l’incriminazione di Vladimir Putin da parte della Corte Penale Internazionale dell’Aja, per i crimini di guerra e contro l’umanità commessi dai militari e dai mercenari russi in Ucraina: https://radicali.it/putin-allaja/
Link a “documento politico” del Torino Pride 2022
https://www.torinopride.it/wp-content/uploads/2022/06/Documento-Politico-Torino-Pride-2022.pdf