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SOVRAFFOLAMENTO CARCERARIO. CHIEDIAMO IL NUMERO CHIUSO

Si è tenuta giovedì 13 febbraio, presso la sede dell’Associazione radicale Adelaide Aglietta a
Torino, una conferenza stampa volta ad illustrare le iniziative sul mancato diritto alla
alfabetizzazione nel carcere di Torino e sull’urgenza di porre fine a un incivile sovraffollamento che
viola diritti di detenuti e agenti di polizia penitenziaria e distrugge qualsiasi possibilità di
reinserimento sociale.
“In carcere viene eliminata la funzione di aggregazione sociale e di partecipazione democratica
che al di fuori dei penitenziari viene demandata all’istituzione scolastica” dichiara Ennio Avanzi, ex
insegnante CPIA, che prosegue “come abbiamo già denunciato un anno fa in una conferenza
stampa, i detenuti subiscono sistematicamente gravi violazioni in merito al diritto allo studio e
all’istruzione, all’alfabetizzazione e alla partecipazione degli stessi alla vita dell’istituzione
scolastica all’interno degli istituti di pena. Un anno fa per esempio segnalammo la mancanza di
corsi di alfabetizzazione per le madri ristrette nell’ICAM. Oggi denunciamo la completa
inconsistenza del programma di formazione primaria della Casa circondariale “Lorusso e
Cutugno” di Torino di cui, su un totale di settecento detenuti iscritti ai corsi solamente sei sono
stati ammessi agli esami di febbraio, meno dell’uno per cento.” “Ad aggravare la situazione è di
certo la totale assenza di mediatori culturali in un istituto in cui quasi la metà dei detenuti sono
stranieri” aggiunge Samuele Moccia, coordinatore dell’Associazione radicale Adelaide Aglietta.
“Una soluzione già sperimentata in altri paesi è quella del numero chiuso in carcere” afferma Igor
Boni
, coordinatore di Europa Radicale, che spiega “in Gran Bretagna, quando il numero di
detenuti si avvicina alla capienza massima, il governo da indicazione ai magistrati di individuare,
ove possibile, misure alternative alla detenzione carceraria oppure di liberare anticipatamente
coloro che stanno per terminare la propria pena”. Luigi Debernardi, membro di giunta
dell’Associazione radicale Adelaide Aglietta, aggiunge che “il numero chiuso non è di certo una
soluzione strutturale ai problemi del sistema penitenziario, ma è una misura oggi necessaria per
arginare il tragico corollario di effetti del sovraffolamento e per incrementare l’attenzione e la
consapevolezza della società rispetto a ciò che accade tra le mure delle carceri”.
A nome dell’Organizzazione Sindacale Autonoma di Polizia penitenziaria interviene il vice
Segretario Generale Gerardo Romano che ricorda che “la tragicità dei casi di suicidio riguarda non
solo i detenuti, ma anche i detenenti, per i quali il rischio di suicidio è di cinque volte maggiore
rispetto ad ogni altra professione”.
Silvja Manzi, esponente di Nessuno Tocchi Caino, presenta le visite nelle carceri piemontesi che il
soggetto radicale effettuerà nel mese di marzo “il 3 marzo visiteremo la Casa Circondariale di
Cuneo e la Casa di Reclusione di Fossano, il 4 marzo la Casa di Reclusione di Saluzzo e il 5
marzo la Casa di Reclusione di Alba. Il 4 marzo alle 17:30, all’interno dell’ex-carcere “Le Nuove”, verrà inoltre presentato il Rapporto sulla pena di morte nel mondo redatto da Nessuno Tocchi
Caino ogni anno”.
Conclude Giovanni Oteri, coordinatore dell’Associazione radicale Adelaide Aglietta rivendicando
“l’attenzione sul carcere prestata dall’Associazione in venticinque anni di attività. Oggi non
possiamo che estendere quelle attenzioni anche ai CPR, luoghi in cui i diritti garantiti in carcere
vengono del tutto negati, diventando quindi realtà incompatibili con il nostro Stato di diritto”.