La manifestazione nazionale contro la caccia e per la realizzazione del referendum abrogativo regionale piemontese prevista per sabato 17 settembre vedrà l’adesione e la partecipazione dei radicali. L’iniziativa è organizzata dalla LAC – Piemonte ed è promossa in accordo con il cartello delle associazioni e dei movimenti che fecero parte del Comitato per il Referendum regionale contro la caccia indetto nel 1987 e mai realizzato. Parte attiva del Comitato furono, nel solco delle iniziative nazionali contro la caccia e dei ripetuti tentativi di referendum nazionali, i radicali piemontesi.
Alla manifestazione torinese ha dato la propria adesione il Movimento politico nazionale Radicali Italiani, accanto al sostegno ed alla partecipazione dell’Associazione radicale Adelaide Aglietta e dell’Associazione radicale Certi Diritti.
L’appuntamento è per tutti alle ore 14,30 dalla Stazione Porta Susa, per chiudere il corteo in piazza Vittorio Veneto verso le ore 17,00.
Bruno Mellano, componente della Direzione nazionale di Radicali Italiani, ha dichiarato:
Anche quest’anno, come da “tradizione” politica consolidata, i radicali – nelle varie organizzazioni tematiche e territoriali – aderiscono alla manifestazione nazionale contro la caccia. L’attualità dei quesiti referendari radicali contro la caccia per cui si raccolsero le firme nel 1980 e nel 1986 e che furono impallinati dalla Carta Costituzionale con le sentenze 27/81 e 28/87, di quelli votati nel 1990, persi per mancanza di quorum ma con oltre il 92% di votanti favorevoli, nonché di quello contro il porto d’armi sono all’evidenza odierna delle ripetute condanne per infrazione delle direttive europee per la tutela della fauna selvatica e del habitat naturale.
Il tema del “prelievo venatorio” è un’ottima cartina di tornasole per valutare tre aspetti decisivi della politica del nostro paese: 1. la nostra compatibilità con il sistema europeo di tutela del territorio e della fauna a cui abbiamo aderito; 2. la praticabilità democratica del sistema istituzionale italiano e di partecipazione popolare dei cittadini; 3. la capacità di governare le problematiche ambientali nella chiave sovranazionale quali esse tipicamente sono.
La vicenda dello specifico referendum regionale piemontese è infine emblematica della gestione partitocratica – assolutamente bipartisan – delle istituzioni. Una consultazione popolare convocata sulla base della sottoscrizione – autenticata e certificata – di oltre 60.000 elettore piemontesi che ha vissuto oltre 20 anni di vicissitudini e malversazioni politiche, pur di impedire al corpo elettorale piemontese di esprimersi – per quanto liberamente sia possibile – su richieste precise e puntuali di gestione della fauna selvatica piemontese e migratoria e della specifica regolamentazione regionale del prelievo venatorio.
Dal 1987 vi è un diritto acquisito in capo a ciascun cittadino elettore piemontese di poter decidere, con forza di legge, su un tema sul quale la partitocrazia regionale (come quella nazionale) finisce per essere esclusivamente condizionata dalle lobbies di cacciatori e dei loro sponsor armieri, senza alcuna attenzione alla nuova diffusa sensibilità ambientale.
L’ultima decisione della magistratura ha riconosciuto questo diritto e in primavera saremo finalmente convocati ad esprimerci: manifestare sabato a Torino, per noi Radicali, vuol anche dire che si riconosce una valenza nazionale alla scadenza referendaria regionale e vuole segnalare alle altre associazioni l’esigenza e l’urgenza di organizzare le fila per una mobilitazione, difficile ma opportuna, in un contesto di generale illegalità.