Articolo di Fabrizio Assandri pubblicato su Avvenire, il 16/11/10
«Dal punto di vista politico, ritengo questa delibera una provocazione, mentre, dal punto di vista pratico, mi pare un’illusione». Così, l’assessore comunale ai Servizi civici, Giovanni Maria Ferraris, ha commentato la notizia dell’approvazione, ieri sera in Consiglio comunale, della delibera che istituisce il registro dei testamenti biologici a Torino. Il disco verde è stato dato con 28 voti a favore, quelli della maggioranza di centrosinistra, quattro voti contrari e altrettanti astenuti. Al momento del voto, invece, i consiglieri del Pdl e della Lega Nord hanno abbandonato l’aula. Abbastanza travagliato il percorso che ha portato all’approvazione del registro. Circa un anno fa, infatti, la componente che fa riferimento ai radicali, veri promotori dell’iniziativa, ci aveva già provato facendo passare un ordine del giorno che impegnava la Giunta ad istituire il registro. Già allora contrario, l’assessore Ferraris trovò un espediente che, di fatto, disinnescò il potenziale della mozione. Interpretando in maniera estensiva il testo dell’ordine del giorno, l’assessore lanciò l’idea del registro ma soltanto in modo virtuale, ossia su Internet. Così, chiunque avesse voluto, avrebbe potuto “depositare” sul web le proprie intenzioni, senza che il Comune dovesse esserne a conoscenza né tantomeno provvedere a “custodirle”. Visto l’insuccesso, i radicali sono tornati all’attacco riproponendo di fatto la medesima mozione, ma stavolta, specificando che il Comune era tenuto a conservare il registro. Un altro punto che desta più di una perplessità nell’assessore Ferraris. «Premesso che questa delibera poteva anche non essere votata, perché è in corso un dibattito in Parlamento che potrebbe renderla inutile – sottolinea l’assessore – aggiungo che potrebbe essere anche di difficile attuazione. Non mi pare, infatti, che il settore Anagrafe abbia i titoli per gestire questo tipo di documenti».
In ogni caso, almeno secondo una stupefacente dichiarazione del sindaco Chiamparino, la delibera di ieri sera dovrebbe essere «il primo passo verso un riconoscimento della centralità della persona, all’interno del contesto di relazioni in cui vive». Per l’assessore si tradurrà in «costi aggiuntivi per le casse comunali», vista la necessità, se dovesse venire attuata la delibera, di formare nuovo personale appositamente dedicato al nuovo “servizio”.