Silvio Viale (ginecologo, primo sperimentatore in Italia della pillola RU486, presidente di Radicali Italiani):
Oggi si sono svolti a Montanaro (TO) i funerali di Antonio D’Ambrosio, esponente prima di AN e poi del PDL, già assessore regionale alla Sanità nelle giunte Ghigo. Voglio ricordarlo come medico e per la risposta che diede come assessore sulla RU486. Era il 12 dicembre del 2000, quando l’antiabortista D’Ambrosio, rispondendo ad un’interrogazione dei radicali, scrisse che la legge 194 demanda ai medici in “scienza e coscienza” le modalità dell’aborto. Quella sua onesta risposta aprì la strada alla sperimentazione del S.Anna che portò, dopo dieci anni, alla registrazione della RU486 in Italia. In quell’episodio vi è tutta l’onestà intellettuale del medico e della persona che sapeva riconoscere gli aspetti scientifici e oggettivi dal richiamo strumentale delle posizioni politiche. Lui era contro l’aborto, ma non era contro le donne e contro i colleghi che si occupano di aborto. Dalla correttezza civile di Antonio D’Ambrosio dovrebbero prendere esempio coloro che manifestano periodicamente davanti al S.Anna con esibizione di croci, feti e foto minacciose il proprio fanatismo. Liberi loro di farlo, ma oggi, mentre tutti ricorderanno l’assessore, io voglio ricordare il medico Antonio D’Ambrosio.