Talebani con la croce. I soliti ipocriti contro la libertà delle donne e contro chi permette di applicare la legge.
Questa la sintesi della dichiarazione di Silvio Viale, il ginecologo torinese, presidente di Radicali Italiani, che ha vinto la battaglia per l’introduzione della RU486 in Italia.
Silvio Viale, che è consigliere comunale eletto nella lista del PD a Torino, ha così commentato la manifestazione antiabortista di Roma:
Non ho mai temuto la propaganda antiabortista, ma la crociata contro la libertà che gli antiabortisti vogliono imporre. Si lascino libere le donne di scegliere quando e quanti figli avere. Il 50% delle gravidanze sono non attese, ma solo la metà esita in un aborto volontario, mentre altre gravidanze volute e desiderate si concludono in un aborto volontario per malformazioni. E’ quando si ha un test di gravidanza in mano non atteso o una diagnosi infausta temuta, che ogni ipocrisia si infrange con la realtà, le aspirazioni e i desideri della donna e della sua famiglia. Forse che un feto malformato sia meno “vita” di un feto non malformato? Eppure solo eccezionalmente in caso di malformazione non si decide per l’aborto. La legge lascia alla donna la libertà di decidere cosa sia meglio per lei e nessuno, meglio di lei, può sapere cosa sia meglio. L’aborto è un indice di civiltà. Non a caso i talebani con la croce, che hanno marciato oggi a Roma, vorrebbero porre le donna sotto tutela, come se fosse incapace di intendere e di decidere per se stessa. Da medico devo ricordare al ministro “tecnico” della sanità che il 31 gennaio scorso si è concluso il monitoraggio della RU486 ed è vergognoso che a due anni dalla sua introduzione non sia ancora utilizzata adeguatamente in tutte le regioni. Vengano diffusi i dati e si mandino gli ispettori del ministero negli ospedali che non la usano ancora per le indicazioni approvate dall’AIFA. Non utilizzare la RU486 per gli aborti del secondo trimestre si configura come un caso di malasanità e di non rispetto delle donne.