La Repubblica
GIOVEDÌ, 02 DICEMBRE 2010
Pagina III – Torino
Il caso – In ospedale entrano gli antiabortisti
Il gruppo si occuperà di dare sepoltura ai feti. Il direttore Arossa: “Un servizio soltanto per i genitori che lo desiderano” Viale accusa: “E´ un pretesto”
VERA SCHIAVAZZI
Se è una coincidenza, certo è molto suggestiva. Da ieri all´ospedale è operativa la convenzione con l´associazione “Difendere la vita con Maria”, un gruppo cattolico novarese che – come il nome suggerisce – si batte contro l´aborto. Non un gruppo qualsiasi, però, ma quello che aveva già fatto parlare di sé per la sua attività nel nord del Piemonte: organizzare funerali religiosi per i feti in seguito a un aborto, volontario o meno.
E proprio mentre il movimento delle donne si batte contro la proposta della giunta regionale guidata da Roberto Cota di far entrare nei consultori i volontari antiabortisti, quelli “per Maria” entrano – quasi alla chetichella – nel più grande ospedale materno-infantile della regione. «Stiamo parlando con loro da un anno e mezzo – spiega il direttore generale Walter Arossa, che nega ogni legame col “nuovo corso” che la maggioranza Pdl-Lega sembra voler inaugurare su questo terreno – Questa associazione offre ai genitori che lo desiderano un funerale cattolico per i feti oltre la ventesima settimana di gestazione, come la legge consente. Non vedo dove stia il problema se la scelta della famiglia è rispettata e non ci sono pressioni ideologiche di sorta».
La questione è sottile: è vero infatti che le leggi che riguardano i funerali prevedono l´opzione per la famiglia se l´aborto – voluto o meno – arriva quando il feto è già formato, e che se la famiglia non dispone in nessun modo a occuparsene, a Torino, è il Comune, che garantisce a ciascuno una sepoltura individuale. Ma è vero anche che nella stragrande maggioranza dei casi i genitori mancati, specie chi è dovuto passare attraverso la prova difficilissima di un aborto terapeutico (consentito dalla legge anche oltre il terzo mese, quando esistono gravi rischi per la salute fisica o psicologica della madre) non chiedono né desiderano alcuna cerimonia. Per questo Silvio Viale, il ginecologo radicale noto per le sue battaglie in favore dell´aborto, lancia l´allarme: «Questa convenzione può essere il pretesto per far entrare in ospedale volontari sedicenti “pro-vita”, che potranno interferire, anche a posteriori, sulle libere scelte delle donne. E´ ingiusto che si cerchi di approfittare di un possibile momento di debolezza e di dolore per mettere un´etichetta confessionale e ideologica su fatti privato. E´ il primo passo della campagna anti-aborto lanciata da Cota, ed è qualcosa che finora nel nostro ospedale avevamo sempre respinto». E Viale aggiunge: «In tanti anni di esperienza, soltanto due volte una donna che aveva fatto ricorso all´aborto ha chiesto di poter celebrare un funerale per il feto». Ma Arossa si difende: «L´associazione interverrà soltanto quando i familiari ne faranno richiesta. Sul modulo da compilare in questi casi abbiamo semplicemente inserito la possibilità che siano questi volontari a farsi carico di una cerimonia cattolica».