Manifestazione radicale davanti al Ministero della Salute.
Oggi alle ore 14:30 alcuni radicali hanno accatastato una decina di sacchi contenenti scatole vuote di RU486 davanti alla sede del Ministero della Salute.
Le scatole, circa 2000, sono gran parte di quelle utilizzate all’ospedale Sant’Anna di Torino negli ultimi due anni. Silvio Viale, che è responsabile del Servizio di IVG dell’Ospedale Sant’Anna di Torino ha spiegato di averle “inizialmente tenute per riempire quegli armadi nei quali, secondo Roberto Cota, avrebbero dovuto marcire, ma che ora, attenuatasi la posizione del governatore del Piemonte, l’intenzione è quella di consegnarle al ministro Renato Balduzzi per rivedere le disposizioni date dal ministero nel 2010”.
Con i radicali c’erano alcuni ginecologi impegnati in questi giorni a Roma per il congresso mondiale della Federazione Internazionale di Ginecologia e Ostetricia (FIGO) durante il quale numerose sessioni e molte relazioni hanno riguardato il tema dell’aborto medico.
Tra i radicali, oltre a Silvio Viale, erano presenti il segretario Mario Staderini e Mirella Parachini della direzione nazionale dell’Associazione Luca Coscioni.
Essendo il ministro impegnato fuori sede, una delegazione dei ginecologi presenti ha incontrato il capo di Gabinetto Guido Carpani accompagnato da alcuni alti dirigenti del ministero.
All’incontro hanno partecipato Silvio Viale (Torino), Mirella Parachini (Roma), Massimo Srebot (Pontedera), Angela Venturelli (Reggio Emilia), Riccardo Bonafiglia (Caserta) e Antonio Belpiede (Canosa di Puglia), che hanno rappresentato sinteticamente l’esperienza italiana sulla RU486, chiedendo al ministero di procedere ad una verifica dell’attuazione nelle regioni per rivedere l’indicazione del ricovero “ordinario” data al momento della registrazione.
In particolare è stato fatto osservare come sono oltre 20.000 le donne che hanno utilizzato la Ru486 in Italia senza particolari complicazioni, con la stragrande maggioranza di loro che non è rimasta in ospedale tra la somministrazione del mifepristone (RU486) e quella del secondo farmaco due giorni dopo. In Emilia Romagna e i molti ospedali si pratica il “day hospital”, mentre in Piemonte e nella maggior parte degli altri ospedali la procedura delle dimissioni volontarie trasforma di fatto i due ricoveri “ordinari” in due day hospital.
La delegazione dei ginecologi ha ricordato che l’Italia è l’unico paese in Europa e al mondo che ha previsto il ricovero di tre giorni.
Il capo di Gabinetto Guido Carpani ha detto che riferirà al ministro.
Silvio Viale ha concluso dicendo che si aspetta che “il ministero rimuova l’indicazione del ricovero di tre giorni, non solo perché ampiamente non rispettato, ma perché è diventato un alibi per non introdurre la RU486, che è un farmaco che migliora l’assistenza alle donne e rende più sicure tutte le pratiche abortive”.
Alla fine dell’incontro, non essendoci il ministro, sono state consegnate al capo di Gabinetto due scatole vuote di RU486, come promemoria, e i sacchi sono stati riportati via per una eventuale futura occasione.